Veloce come il vento. Una curva nella direzione giusta.

Il cinema nostrano in passato ha guadagnato fama in tutto il mondo attraverso immensi capolavori ma erano altri tempi ed altri registi. In partire in particolar modo dagli anni novanta il cinema italiano ha perso tantissimo a causa della mancanza di idee ed del credere in alcune scelte produttive, pian piano perĂ² si incomincia piĂ¹ a credere nei nostri registi che come ci dimostrano molte pellicole degli ultimi anni, hanno tanto da dire.

Matteo Rovere ha realizzato un lungometraggio che rientra nella fase di rinascita del nostro cinema, una pellicola capace di intrattenere perfettamente non sacrificando la sceneggiatura. Veloce come il vento racconta le disavventure della famiglia De Martino, un nucleo familiare che ha fatto della passione automobilistica un’arma a doppio taglio. A causa della perdita del padre, Giulia De Martino dovrĂ  assumersi la responsabilitĂ  del fratello e dell’ambiente familiare a rischio, a peggiorare la situazione ritorna il fratello Loris, ex pilota, ormai tossico dipendente da tanti anni. Come giĂ  detto in precedenza la sceneggiatura è assolutamente capace di descrivere un rapporto familiare realistico, lontano dai soliti stereotipi facendo un uso intelligente dei personaggi; quest’ultimi sono costruiti benissimo fin dalla prima inquadratura in cui vengono mostrati. Il rapporto tra Giulia e Loris è in continuo crescendo grazie ad un’interpretazione ottima e grazie a una scrittura dell’avanzare delle scene sempre verosimile; Giulia è un personaggio forte,ella nasconde le debolezze della sua etĂ  attraverso le  responsabilitĂ  necessarie al benessere dell’ambiente familiare; sebbene in pista è veloce come il vento, lo è ancora di piĂ¹ nel prendere una decisione fondamentale.

Loris, interpretato benissimo da Stefano Accorsi, è la parodia di se stesso. Ha lasciato tutto il suo splendore da pilota in un lontano passato che è stato forse troppo veloce per lui, la sua guida genitoriale nei confronti di Giulia salverà il suo presente, non trasformerà la sua vita ma il rapporto familiare sarà ricongiunto. Matteo Rovere pur concentrandosi moltissimo sui suoi personaggi non sacrifica l’azione e imbastisce la componente automobilistica con estrema efficacia, non adottando nessun tipo di computer grafica. La macchina da presa è sempre al servizio dei suoi protagonisti, anche durante le gare; in Veloce Come il Vento ogni scelta è ben fatta, la regia non offre guizzi memorabili ma adotta uno stile interessante ed incisivo.
Matteo Rovere è inserito nella sua pellicola che vuole raccontare i contrasti di una famiglia non sacrificando l’intrattenimento.

Veloce Come Il Vento è un lungometraggio che non vola in alto ma rimane a terra con le sue gare adrenaliniche, sfruttando benissimo la materia cinematografica. L’ennesima risposta di un cinema italiano che vuole rinascere.

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