Friends from College: cosa non ha funzionato?

Il 14 luglio 2017 debutta su Netflix Friends from College (in italiano Compagni di Università), serie televisiva ricca di potenziale, destinata a diventare la nuova situation-comedy per eccellenza, che ascende all’Empireo di cui fanno parte dei pilastri come Friends, How I met your mother, Scrubs, The Big Bang Theory (solo per citarne alcuni). Se non fosse che in seguito alla seconda stagione è stata brutalmente cancellata. Stando alle critiche, la vera sorpresa è che sia esistita una seconda stagione, dal momento che già la prima aveva fatto parecchio discutere in termini negativi.

Cerchiamo di capire cos’è successo a queste serie che, a quanto pare, godeva di premesse positive ed è andata invece colassando.

DI COSA PARLA



 

Il titolo introduce già il tema centrale: si tratta di una serie basata sulle vite di un gruppo di amici (per la precisione sei) alla soglia dei quarant’anni, che si conoscono dai tempi dell’università, e non un’università qualsiasi, bensì Harvard.

Ci sono Ethan (Keegan-Michael Key) e Lisa (Cobie Smulders, la Robin della famosissima How I met your mother) che si sono sposati e decidono di trasferirsi a New York, dove vive il resto del gruppo. Lui è uno scrittore che da anni è sempre sull’orlo di sfondare, ancora un passettino e diventa lo scrittore più famoso degli Stati Uniti, ma ancora non è riuscito a fare quel salto. Si trasferisce a New York anche con la speranza di far prendere alla sua carriera la svolta decisiva, seguito dall’amico Max (Fred Savage), altro membro del gruppo, nonché suo editore. In seguito a varie riunioni e brain-storming, gli viene fatto notare che il genere che adesso va per la maggiore è lo Young Adult; in pratica, gli dicono di scrivere una sorta di Twilight, ovviamente con l’accortezza di cambiare i soggetti, quindi finisce con lo scrivere un romanzo per adolescenti che ha come protagonista un centauro. Per fortuna è sostenuto, emotivamente ma soprattutto economicamente, dalla moglie Lisa, la quale è un avvocato che si ritrova a lavorare in un ambiente maschilista e decisamente poco serio.


Siccome trovare una sistemazione a New York non è impresa facile, Ethan e Lisa vengono ospitati dall’amica Marianne (Jae Suh Park). Ecco, in ogni gruppo c’è una Marianne, ovvero l’amica rimasta ingenua, svampita, che vive nel suo mondo e quando si presentano delle situazioni fa più casino che altro. Per dirne una, cosa fa nella vita Marianne? L’attrice costantemente disoccupata e in cerca dello spettacolo che la farà debuttare (tanto che per tutta la serie ci si domanda come faccia a mantenersi a New York). Gli unici spettacoli in cui riesce a “recitare” sono quelli amatoriali presentati nelle palestre dei licei.

Poi c’è Nick (Nat Faxon), che nella vita può permettersi di non fare letteralmente nulla grazie alla cospicua eredità lasciatagli dai genitori. Fisicamente brutto e sgraziato ha comunque un grande successo con le donne (merito forse della “cospicua eredità”?) e riesce, tra l’altro, ad essere uno dei personaggi più maturi e sensati.

Infine, Samantha Delmonico (Annie Parisse) è, a prima vista, colei che più di tutti è riuscita ad affermarsi nella vita: sposata, due figli, un bel lavoro (arredatrice d’alto livello), vive una vita agiata e apparentemente felice. Già dalla prima puntata della serie, si vedrà in realtà quanto il suo matrimonio e la sua vita siano tutt’altro che felici.

COSA PUÒ ESSERE ANDATO STORTO?

Sulla carta, tutti questi personaggi promettevano bene; la trama non si presentava delle più originali, ma altre serie hanno dimostrato che se vengono sviluppati bene, gli eventi di un gruppo di amici che vive in una città come New York possono ampiamente interessare e coinvolgere gli spettatori. Ma allora, cos’è andato storto per Friends from College?

  • La goliardia. Ebbene sì: di fondo, tutti i personaggi principali sono rimasti degli eterni ragazzini spensierati che prendono tutto come uno scherzo. Solo che adesso non hanno più vent’anni, sono dei quarantenni che sostanzialmente ancora non hanno ben chiaro cosa fare con le loro vite. Questo lo abbiamo visto anche in Friends, o in How I met your mother, e lì ha funzionato alla grande, solo che in quelle serie i personaggi erano ancora dei trentenni; evidentemente, a livello di pubblico, è più “accettabile” che dei trentenni vivano ancora certe situazioni, ma se ti avvicini ai quaranta, devi essere più credibile. Il personaggio di Ethan è forse quello più fastidioso in questo senso: quando, per esempio, non sa come uscire da qualche imbarazzo o da qualche situazione scomoda, improvvisa delle gag che capisce solo lui e parla con vocine ridicolmente troppo acute. Una scena clou, poi, si trova nella prima puntata, in cui i sei si ritrovano tutti insieme dopo anni e gli uomini cosa fanno? Si salutano strizzandosi i genitali a vicenda, il tipico gesto goliardico che a un certo punto non fa più ridere. Felix, il compagno di Max, rimane scandalizzato nel vedere il fidanzato comportarsi in modo così infantile non appena si trova in mezzo ai suoi vecchi amici.
  • Il pilot. Ovvero la primissima puntata della serie, quella che serve a presentare per bene personaggi e situazioni. In questo caso, il pilot è stato sostanzialmente un guazzabuglio che ha fatto conoscere in maniera molto veloce e caotica i personaggi e le rispettive vite. Bisogna ammettere che se uno si ferma alla prima puntata, l’istinto non è quello di proseguire con la serie, ma se si decide di farlo si può notare un miglioramento della sceneggiatura che aiuta, pian piano, ad apprezzare la serie. Bisogna decidere di farlo però, e il pilot non aiuta questa decisione.
  • Lo sviluppo dei personaggi. Se ci pensiamo, cos’è che rende tanto difficile il distacco da una serie TV quando questa giunge al termine? Sicuramente il dire addio a dei personaggi che ci hanno accompagnato per mesi, o addirittura per anni, che abbiamo imparato ad amare, odiare, sopportare; per i quali abbiamo molte volte fatto il tifo; personaggi da cui, se fosse stato possibile, saremmo voluti andare a gridare “Che cosa stai facendo??”, come se fossero dei nostri cari amici. Perché è inevitabile: se segui una serie per molto tempo, alla fine come minimo ti affezioni ai suoi personaggi. Solo che Friends from College commette il grave errore di trattare tutti i personaggi in modo superficiale, rendendo difficile allo spettatore di affezionarsi a qualcuno in particolare, di addirittura schierarsi, avere delle preferenze o delle antipatie.
  • Il tema del tradimento. Tra i vari casini che questi sociopatici combinano quotidianamente, quello sicuramente più antipatico da vedere riguarda il tradimento. Vediamo, infatti, da subito che Ethan e Samantha hanno una relazione clandestina che va avanti dai tempi dell’università, tanto che viene spontaneo domandarsi come mai non si siano messi insieme come tutte le persone normali che si attraggono, ma abbiano preferito sposarsi con partner diversi e continuare tutto in perenne clandestinità. Magari i loro motivi li hanno, mai dire mai, peccato non vengano mai spiegati. (E poi, diciamocelo, con quale coraggio si tradisce una come Cobie Smulders?).

Che ne pensate? Fatecelo sapere nei commenti!

2 Risposte a “Friends from College: cosa non ha funzionato?”

  1. Il fatto che non ci si schieri per uno o per l’altro o che non si abbiano nette preferenze secondo me è positivo ed è dovuto al fatto che anzi, i personaggi sono ben caratterizzati, nessuno è solo buono o solo cattivo ma entrambe le cose e quindi è più difficile inserirlo in una categoria. A me sembra che invece i personaggi siano ritratti con profondità e che sia coraggioso inserire le loro contraddizioni come anche il tradimento. Una serie che non è buonista!

  2. Secondo me è difficile schierarsi per uno o per l’altro proprio perché i personaggi sono ritratti con le loro contraddizioni (come anche il tradimento), nessuno è solo buono o solo cattivo. Secondo me infatti non mancano di profondità psicologica, anzi.

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