Sweet Home – Recensione serie tv Netflix

SWEET HOME

Negli ultimi tempi Netflix sta spingendo molto tutta una serie di show asiatici che sembrano attrarre una grande fetta di pubblico.

Tra queste serie spicca il K-drama (le serie tv Coreane) Sweet Home.

Tratta da un famoso webtoon creato da Kim Carnby e Hwang Youngchan, Sweet Home è una storia che ci trascina in un luogo dove l’uomo e il mostro sono il riflesso l’uno dell’altro.

In Corea (ma forse in tutto il resto del mondo) una strana pandemia ha preso piede e trasforma le persone in esseri mostruosi.

Un giovane solitario, Hyun-su, è un orfano che si trasferisce in un grande e fatiscente condominio, il Green Home e proprio qui dovrĂ  rinunciare ai suoi piani suicidi quando si troverĂ  ad affrontare i mostri che invadono lo stabile, scoprendo di essere egli stesso una creatura indistruttibile e il solo che puĂ² aiutare i residenti.

La storia non segue perĂ² solo le gesta di Hyun-su, bensì tesse una trama in cui ogni filo è legato ad uno degli inquilini del condominio.

Ogni personaggio è ben caratterizzato e il dramma che si trova a vivere porterà una crescita che si evidenzia nelle scelte che è costretto a compiere.

In questo massacro horror, dove gli stessi mostri sembrano assumere forme diverse a seconda dell’indole delle persone, i personaggi intrecceranno rapporti che all’inizio sembravano impossibili.

Molti mostreranno un coraggio che non sembravano avere.

Altri si riveleranno per quello che sono davvero.

Nonostante qualche pecca (la CGI che spesso non mantiene un buono standard, con mostri riusciti bene ed altri meno), la serie riesce a non perdersi nello sviluppo della trama e dei vari personaggi.

La regia alterna scelte stilistiche quasi da fumetto a inquadrature piĂ¹ cinematografiche anche in alcuni momenti piĂ¹ tranquilli della narrazione.

La parte centrale, infatti, rallenta e mette da parte l’action e lo splatter per poter entrare a fondo nella psicologia degli inquilini del Green Home.

Il racconto delle vite dei protagonisti è così bene incastrato e narrato da fare in modo di creare empatia con quel gruppo di sconosciuti che si trova insieme a lottare per la sopravvivenza.

Probabilmente questo momento di rallentamento potrebbe far storcere il naso a chi preferirebbe che tutto corra sul filo dell’adrenalina, ma questa parte è indispensabile per dare completezza alla storia.   

Storia che sul finale tornerĂ  sui toni piĂ¹ horror e andrĂ  ancora piĂ¹ a fondo nel mostrarci come spesso i mostri si nascondono dietro i volti delle persone e di come quello che possiamo considerare un mostro possa essere piĂ¹ umano di quanto lo sia un uomo stesso.

DA GUARDARE: Se siete appassionati di storie horror dai temi forti e anche (ma non per forza) di serie tv asiatiche, Sweet Home è una di quelle che vi farà stare incollati alla poltrona fino alla fine.

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