Into The Night – Recensione serie Netflix

INTO THE NIGHT

I want to get away and I want to fly away”

Fly Away – Lenny Kravitz, 1998

Il Belgio fa il suo ingresso nella famiglia degli originali Netflix con una serie da prendere in considerazione.

Into the night, sviluppata da Jason George, è una serie apocalittica in 6 episodi tratta dal romanzo polacco The Old Axoloti di Jacek Ducai.

Un evento catastrofico sta decimando l’umanità: la luce del sole uccide.

Un soldato italiano della Nato conosce l’imminente pericolo e, a Bruxelles, dirotta un aereo con alcuni passeggeri a bordo.

Quando l’incredulità lascia spazio alla consapevolezza, gli occupanti del volo provenienti da diverse parti del mondo, collaborano (chi più, chi meno) per fare in modo di arrivare ad Ovest, dove è ancora notte.

Ma non sarà un viaggio facile.

Nonostante gli avvenimenti si svolgano per la maggior parte su un aereo e a volte negli aeroporti, la serie mantiene un ritmo sempre molto alto.

Situazioni sempre sul filo non danno lunghi momenti di riposo a chi guarda, anche se questa velocità qualche volta va a discapito della logica sulla quale si basano certe soluzioni.

Tutto questo però senza inficiare il racconto.

Una corsa (più che altro un volo) contro il tempo per raggiungere un luogo che potrebbe salvare i superstiti di questa strage.

Into the night è un prodotto ben girato, seguendo gli standard di Netflix, e riesce bene nel suo intento di farsi guardare quasi tutto d’un fiato.

Da guardare se le serie apocalittiche con superstiti in cerca di riparo sono il vostro pane quotidiano.

Inoltre perché è un prodotto di buona fattura e perché probabilmente è una delle rare volte, nelle serie o nei film, in cui stare su un aereo potrebbe non significare strage ma salvezza.

Da non guardare se la distruzione del genere umano, con qualche fortunato sopravvissuto, non vi affascina.

Una risposta a “Into The Night – Recensione serie Netflix”

  1. Sono italiano, ho 48 anni e non ho mai conosciuto qualcuno di nome Terenzio!!! Oltre a questo, tutta la serie sembra incentrata sul ridicolizzare la figura del fantomatico “italiano”.
    Constato con sommo dispiacere che per l’ennesima volta i popoli “evoluti” del nord Europa sono molto più concentrati nel perdersi nei soliti luoghi comuni che a produrre qualcosa di qualità.
    Ridicoli!!
    Mi congedo con questo proverbio arabo che penso sia adatto al momento storico che stiamo vivendo: “Sui cadaveri dei leoni festeggiano i cani credendo di aver vinto. Ma i leoni rimangono leoni e i cani rimangono cani”.
    Bye bye Europa!!!

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