The Good Doctor – Recensione 1×13 – “Seven Reasons”

Dopo alcuni episodi in cui abbiamo assistito a profondi cambiamenti nello status quo dei personaggi, The Good Doctor ritorna da una sorta di normalità. “Seven Reasons” si pone come un episodio che cerca di metabolizzare i cambiamenti avvenuti negli scorsi episodi e lanciare i personaggi verso i prossimi episodi. L’importanza di questo episodio è quindi evidente e come di consueto la serie non delude presentando un episodio solido, emozionante e ben gestito in ogni sua parte.

Come avviene praticamente in ogni episodio, i casi medici sono due: uno che vede coinvolti Shaun, il dottor Melendez e il dottor Kalu, tornato al lavoro dopo aver vinto la causa contro l’ospedale e l’altro che vede protagonista assoluta Claire. Per quanto riguarda il primo caso, i cambiamenti dei personaggi si ripercuotono inevitabilmente nel rapporto tra i tre, infatti le dinamiche tra questi personaggi cambiano. E’ sicuramente questo uno degli aspetti più interessanti dell’episodio perché così viene messo in luce la volontà della serie di non focalizzarsi su certe situazioni o interazioni tra i personaggi, ma la volontà è sempre quella di sperimentare e cercare sempre nuove situazioni che permettano di far maturare i personaggi. Sin dal pilot è stato chiaro che il primo obbiettivo degli autori era mettere al centro i personaggi e fin ora la serie non solo è sempre riuscita a farlo, ma l’ha fatto mettendo in personaggi in situazioni sempre diverse e se qualche situazione sembrava già vista l’aggiunta di alcuni particolari hanno reso il tutto nuovo e fresco. Tutto questo si manifesta appieno in questa puntata in cui tra i tre dottori cambiano profondamente i rapporti, basti pensare a Neil che da sempre è stato un uomo arrogante, ma qui sembra essere molto più supponente del solito o a Shaun che, alla costante ricerca d’indipendenza, sembra più distante dai suoi colleghi, il che sembra essere il motivo del suo sbaglio nel giudicare la paziente.

Per il nostro protagonista questo è un episodio particolare perché oltre che con i colleghi deve fare i conti con l’assenza di Lea che sembra non riuscire ad accettare e con il dottor Glassman che prende forse troppo seriamente la richiesta d’indipendenza di Shaun e sembra volerlo lasciare da solo. La speranza è che queste due trame non vengano lasciate immediatamente, perché potenzialmente potrebbero essere sfruttate per esaltare ancora di più la figura di un personaggio che ormai è una certezza. Dall’altra parte c’è la dottoressa Browne che gli autori continuano a sfruttare per raccontare storie personali sempre molto attuali e toccanti. Con la storia delle molestie subite sempre presente, Claire deve affrontare un caso medico in cui la moglie non darà il consenso all’operazione del marito perché questo è un uomo violento. Solo dopo che vengono messi in mezzo i tribunali e il figlio, la donna troverà il coraggio di lasciare il marito portando via dall’ospedale il figlio. La volontà di chi scrive di raccontare storie purtroppo molto attuali è molto apprezzabile, ma se queste vengono gestite con la stessa accuratezza e sensibilità che questa serie sta dimostrando il risultato non può che essere il coinvolgimento totale dello spettatore che viene portato a riflettere su quanto accade nella nostra società. In sostanza The Good Doctor mette in scena tutti gli ingredienti utili per costruire un episodio attuale e coinvolgente che avvicina ancora di più lo spettatore ad una serie che continua a mostrare la sua maturità e grandezza quando ormai mancano solo pochi episodi alla fine della sua prima ottima stagione.

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