Alice in Borderland – Recensione serie tv Netflix

ALICE IN BORDERLAND

Netflix ha pubblicato la nuova serie giapponese survivor: Alice in Borderland

Come si intuisce già dal titolo, la storia ci porta in un mondo diverso in cui i personaggi si trovano a dover affrontare dei giochi in cui la posta è la vita.

Tre giovani amici, Arisu Karube e Chota vivono la loro vita tra videogiochi, studio e spericolatezza, cercando di evitare ogni responsabilità che la maturità impone.

Dopo l’ennesima goliardata, si ritrovano a nascondersi in un centro commerciale e appena usciti scoprono che Tokyo è deserta.

Da quel momento in poi si troveranno catapultati in una serie di giochi, la cui difficoltà è indicata dal tipo di carta francese associata, in cui per sopravvivere avranno bisogno di tutta la loro arguzia e di tutte le loro capacità.

Alice in Borderland è tratto da un manga di Haro Aso, pubblicato in Italia dieci anni fa e adesso difficilmente reperibile, a meno che un gran successo della serie non spinga a ristamparlo.

Dal punto di visto narrativo, il tema ricalca quello del più famoso Battle Royale, anche se poi la trama si sviluppa prendendo altre strade.

La ciclicità dei Game (così si chiamano le sfide), la loro struttura, può farci credere all’inizio di aver capito come tutto si svilupperà ma la classicità di alcune trovate sarà ribaltata a metà della storia.

I twist che ci vengono mostrati sono inseriti nei punti giusti e aiutano a restare attaccati alla visione.

Gli stessi personaggi che possono sembrare un po’ stereotipati, con il progredire degli eventi e grazie a flashback che ci fanno capire più a fondo la personalità dei ragazzi, si trasformano e affrontano sfide difficili superando dolori sia fisici che emotivi.

La messa in scena ci fa entrare nei game quasi come fossimo lì.

La regia è veloce e dinamica, segue bene sia eventi più parlati che scene molto crude. Alcuni combattimenti sono ben coreografati e ben girati.

Le scenografie sono perfettamente studiate per rendere al meglio i giochi e la fotografia ci aiuta definitivamente ad entrare nel mood della serie.

Colori più accessi e vivi accompagnano i flashback, mentre si fanno più freddi in alcuni momenti in cui l’emotività e la disperazione diventano il centro della scena.

Le sfide fisiche, i giochi mentali e le strategie per superare i game ci portano verso un finale che dà una nuova prospettiva a tutto quello che accade e che apre a nuove dinamiche che potrebbero essere sviluppate in una eventuale seconda stagione, non ancora confermata.

DA GUARDARE: Nonostante non sia una serie perfetta, con qualche trovata un po’ banale e qualche situazione meno affascinante, Alice in Borderland sa comunque come tenere viva l’attenzione fino alla fine.

La curiosità di capire cosa siano i Game, la capacità di riuscire a farci vivere le emozioni dei personaggi, fa di questa serie un prodotto ben riuscito.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.