“Cause it’s a bittersweet simphony this life”.
Bittersweet Simphony – The Verve – 1997
La vita è davvero dolce-amara come cantano i Verve e Fleabag ce la sbatte proprio davanti agli occhi.
Phoebe Waller-Bridge è l’autrice, nonché attrice protagonista, di questa serie in due stagioni che narra le vicende di una trentenne sfiduciata dalla vita, dedita al sesso e dalla lingua sferzante.
Fleabag nasce dalla penna della Waller-Bridge che in primis l’ha portata in teatro e poi l’ha adattata per il piccolo schermo.
Inizialmente l’intenzione era di farne una sola stagione (2016) ma, grazie al plauso ricevuto, è stata rinnovata per la seconda, uscita nel 2019.
La serie segue le vicende della ragazza protagonista che si muove tra amori che vanno e vengono, storie da poco, rapporto con la famiglia, a volte trovandosi in situazioni che sembrano assurde ma che proprio per questo sono più reali di quanto pensiamo.
L’amore, la delusione, la morte, la religione: nella vita tutto si intreccia ed è così che accade anche in Fleabag, senza scadere mai nella banalità o nel melodramma.
La protagonista inoltre ci permette di entrare all’interno del suo mondo quando rompe diverse volte la quarta parete per rivolgersi direttamente allo spettatore, anticipando i comportamenti degli altri personaggi o commentando qualche situazione in cui si ritrova (espediente che verrà rinnovato nella seconda stagione ma con un’idea nuova che non lo rende stucchevole).
Tutto nella serie sembra muoversi come sulle montagne russe, alternando attimi di tranquillità e colpi di scena che ci forniscono altri pezzi utili a costruire il puzzle della vita della protagonista nella Londra dei nostri tempi.
Da guardare perché Fleabag è un prodotto di ottimo livello, che fa ridere e fa commuovere, senza perdersi in noiosi o frivoli momenti che ne condizionano la visione.