Agents of S.H.I.E.L.D. – Recensione episodio 6×02: “Window of Opportunity”

Dove eravamo rimasti:

La premiere di stagione ci ha introdotti alla situazione del nostro Team, severamente mutilato del suo amato leader e di parte del suo “whedoniano” cuore, ad un anno dagli eventi del finale della quinta stagione. È un team fisicamente diviso solo in due, una parte sulla Terra a ricostruire nuovamente lo S.H.I.E.L.D. e l’altra nello spazio a cercare il Fitz del presente vivo ma disperso, ma più spezzettato che mai nella sua anima, come dimostrano gli allontanamenti sentimentali rassegnati sulla Terra e gli attriti ben più visibili a bordo dello Zephyr.

Ma mentre nello spazio Daisy, Piper e Davis tentano inutilmente di convincere Jemma che tornare sulla Terra per chiedere supporto sia la soluzione migliore per trovare Fitz; il neo-Direttore Mack, May, Yo-Yo e un nuovamente ampliato S.H.I.E.L.D. si trovano a fronteggiare non solo la mancanza di menti scientifiche che possano dare un ordine ad una forza muscolare che a quanto pare non manca, ma anche una nuova minaccia proveniente da chissà dove… E che ha il volto fin troppo famigliare di un Coulson che Melinda May ha seppellito con le sue mani.

 

6×02 – Window of Opportunity: riassunto.

Come lo scorso episodio, Window of Opportunity si divide in due archi narrativi distinti, coprendo quanto più possibile le vicissitudini dell’intero Team.

 

Sulla Terra, Sarge si trova a dover “fare provviste” e sembra curarsi poco di passare inosservato mentre è in cerca di ciò che gli serve, dando modo allo S.H.I.E.L.D. di seguire senza eccessivi problemi le sue tracce. È ben più complicato, però, prendere Sarge e il suo team con le mani nella marmellata, data la loro dotazione di un dispositivo crea-portali portatile. Ciononostante, mentre i nuovi agenti dello S.H.I.E.L.D. rimangono assieme a Yo-Yo a cercare di aprirsi un varco attraverso la porta del caveaux di una gioielleria, May riesce ad intuire la presenza del portale e a trovare l’altro capo del filo. Si trova, quindi, vis a vis con tutti i membri del team di Sarge – pestandoli uno ad uno in pieno stile Malinda May – e con Sarge stesso che, ottenuto ciò che cercava e rispedita May oltre il portale nel caveaux, si sente chiamare “Coulson” dalla donna prima di chiudere il varco. Non sa cosa sia un Coulson, ma è un nome che pare non gli risulti del tutto nuovo. Certo è che con Coulson abbia ben più del solo volto in comune, come scopre il nuovo – spazientito – cervello dello S.H.I.E.L.D., il professor Benson: sotto i picchi di radioattività il DNA di Sarge è un match perfetto col DNA dell’ex Direttore dello S.H.I.E.L.D. Peccato che questa versione di Coulson pare che assieme al suo team distrugga mondi invece di salvarli.

Nello spazio il testimone passa invece alla situazione di Fitz: probabilmente infiltrato per sopravvivenza in una nave “mercantile” che smercia lumache Xandariane, Fitz lavora come ingegnere all’interno dell’equipaggio, costretto a fingersi un alieno per non tradire la sua identità terrestre. Senza abbastanza informazioni sul pianeta da cui dovrebbe provenire Fitz viene prontamente smascherato, ma riesce a convincere il Controllore della sua utilità, facendo notare quanto sia lui che Enoch siano più esperti degli altri ingegneri, e che possono lavorare gratuitamente. Peccato che ciò spinga il Controllore a volersi sbarazzare del resto degli ingegneri, visto che sono meno formati e richiedono uno stipendio, e a nulla vale l’offerta di Fitz di addestrarli. Ciò porta Fitz ad escogitare assieme ad Enoch un modo per salvare gli altri ingegneri che verrebbero ammazzati a causa sua, orchestrando una magistrale morte karmica per il Controllore, risucchiato nello spazio al posto del team di ingegneri – Fitz compreso – dopo che Fitz ha invertito i controlli degli air-lock. Morto il Controllore e portato davanti alla possibilità che il salvataggio degli ingegneri possa essere inutile se atterrano subito, Fitz decide di atterrare su

un altro pianeta contiguo decisamente più sicuro per i colleghi prima di trovare un modo di rimettersi in criostasi, che – dopotutto – l’unica cosa che non gli manca per salvare Jemma e il resto del team è il tempo. Peccato che poco dopo che la nave di Fitz ha deviato il suo corso per dirigersi verso il pianeta di Kitson arrivi lo Zephyr, mancando la nave mercantile per un soffio.

 

Considerazioni.

Nonostante abbia ancora l’aria di un episodio di transito, soprattutto per quanto riguarda le vicende più “terrestri” senza che vengano fornite briciole di motivazioni utili a cominciare a dipanare la matassa della trama, Window of Opportunity regala un piccolo approfondimento caratteriale su alcuni personaggi – specialmente i “cattivi” – e qualche interessante spunto di riflessione.

 

Partendo proprio dal team dei villain di questa stagione, riusciamo a scoprire in Jaco non solo il muscolo del team, ma anche la sua funzione di fidato braccio destro di Sarge, ricoprendo il ruolo di May per questo Coulson malvagio e senza scrupoli. Snowflake è la vera “wild card” del team, tanto un’eccelsa assassina quanto platealmente fuori di testa, che dimostra allo stesso tempo una discreta lealtà – e rispetto – nei confronti di Sarge e una propensione ad eseguire gli ordini a modo suo, tanto che Sarge stesso deve impedirle di uccidere inutilmente dei “civili”. Pax ci viene in questa puntata presentato come “l’anello debole” del team, quello che mette in dubbio gli ordini di Sarge in una squadra dove è plateale che l’opinione di qualcuno che non sia il leader non è né sollecitata né richiesta.

Ma è la figura di Sarge che tutti volevamo scoprire e vedere all’opera, e gli autori – pur non sbottonandosi eccessivamente – riescono a regalarci l’inizio di una caratterizzazione piuttosto interessante, riprendendo e rielaborando – per ora in modo eccellente – la dicotomia tra Fitz e Il Dottore della quarta stagione utilizzando Coulson come chiave di volta. Per quanto possa “far male” ai fan di lunga data, è innegabile notare le somiglianze tra Coulson e Sarge, in parallelismi costruiti ad arte per essere inquietanti: un esempio su tutti è la gentilezza che Coulson utilizza(va) con le persone, la pacatezza delle sue parole, due tratti che esistono anche in Sarge ma che in lui diventano armi intimidatorie formidabili. La sua è una leadership decisamente opposta a quella che Coulson esercitava col proprio team, sia sul piano concreto che sul piano morale, ma i modi con cui viene condotta risultano inquietantemente simili, sia nella succitata – falsa – gentilezza, che nell’atteggiamento protettivo, quasi paterno, che Sarge sembra avere nei confronti di Jaco e – soprattutto – di Snowflake, tanto da far sembrare l’assassina una sorta di specchio distorto di Daisy. Questo, affiancato a quel Coulson che a Sarge “non suona nuovo”, riesce a dare – per ora – un contentino a noi spettatori, anche se non sono per nulla certa che qualsiasi meraviglia gli autori possano tirare fuori dal cappello possa aiutare a far digerire meglio la scomparsa di Coulson.

Inoltre manca ancora un minimo di motivazione alle azioni del team Sarge, e se in una serie da ventidue episodi ci si poteva permettere di lasciare certe spiegazioni a più tardi, con soli tredici episodi a disposizione e una trama che per forza di cose dovrà scorrere su doppio binario ancora per qualche puntata forse sarebbe stato il caso di accennare già ora a un qualche tipo di perché ci sia un gruppo di persone che va in giro a distruggere pianeti. (Emissari dei Celestiali dei fumetti? Sarebbe molto bello, ma anche un po’ ingestibile, specialmente se non viene ristabilito il collegamento con l’universo cinematografico.) Spero che il ritmo venga gestito meglio prossimamente, altrimenti si rischierà di dover trattare troppi punti in troppi pochi episodi.

 

Due parole è giusto spenderle anche su May, che finalmente sembra tornata al ruolo che di diritto le spetta: quello di meraviglioso e saggio braccio destro e – soprattutto – di Badass Queen. È finalmente tornata alla ribalta la May che nella quinta stagione sembrava essere sparita, risucchiata dalla storia d’amore con Coulson, e che speravo disperatamente ritornasse fuori. Significa anche che Ming-Na Wen si è magistralmente ristabilita dall’incidente che lo scorso anno l’ha costretta a meno scene di combattimento, cosa di cui non possiamo che essere contenti.

 

Andando nello spazio, invece, Fitz torna a farla da padrone assieme alla sempre meravigliosa performance di Iain De Caestecker. Ritroviamo qui un Fitz post-Rewind, a poco più di un anno dall’inizio della sua criostasi e un anno dopo il suo risveglio non programmato. Per quanto sia palpabile la sua frustrazione nel non essere dove dovrebbe – ovvero in criostasi per salvare il suo team e la sua Jemma – riusciamo a vedere come sarebbe stata la situazione mentale di Fitz se avesse avuto a disposizione un minimo di calma in più rispetto alle vicissitudini della stagione precedente: nonostante sia palese che il Dottore ci sia comunque, è percepibile che Fitz riesca a controllare molto meglio la parte più oscura di se stesso, almeno per ora. Lotta attivamente contro quella sua parte più oscura aggrappandosi all’umanità che l’ha sempre caratterizzato, impuntandosi nel salvare quelle stesse persone che prima lo avevano segnalato al Controllore mettendo lui ed Enoch in pericolo per il semplice fatto che è giusto così, e utilizzando quella sua oscurità per entrare nella mente dell’avversario e intrappolarlo: il Controllore lo accusa di sbattergli in faccia una supposta “superiorità morale” che è per Fitz in realtà un’ancora di salvezza aggrappata al Fitz che era prima del Framework, il Fitz di cui Jemma si è innamorata. Ci troviamo davanti, insomma, ad un Fitz che sta approfittando di questa deviazione dal piano principale per cercare di guarire, o quantomeno di aggiustarsi alla propria situazione: senza avere la mente impegnata al cento per cento sulla salvezza di Jemma e del proprio team può cercare di concentrarsi su se stesso e sulla propria schizofrenia, sul trovare un modo di accettarla e tenerla a bada… Paradossalmente ritrovando il proprio senso del sacrificio, e diventando sempre più simile a quel Coulson che non troverà più una volta tornato a casa.

E, detta francamente, dopo quella morte così anti-climatica nel finale della scorsa stagione, è il Fitz che tutti meritiamo di goderci e che amiamo ritrovare.

 

In un’ultima parola sulla situazione nello spazio, ho amato che Enoch sia ancora con noi in questa sesta stagione, e ho adorato le sue interazioni con Fitz, con cui – diciamocelo – forma un’accoppiata meravigliosa e incredibilmente pericolosa: la chimica che abbiamo potuto apprezzare per qualche episodio durante la scorsa stagione è tornata qui in tutta la sua magnificenza, e spero vivamente la mantengano anche per tutto il resto degli episodi. E, perché no, magari anche per la prossima settima stagione.

 

Anche in questo episodio brilla per la sua assenza Jeff Ward – Deke – promosso a regular ma ancora desaparecido. Visto il promo del prossimo episodio – presumibilmente incentrato sulla situazione nello spazio – probabilmente non riusciremo a vedere il nostro amato nipotone prima di Giugno. Ma non si sa mai.

(Inoltre, sono d’obbligo le congratulazioni a Ming-Na Wen per esser stata nominata “Disney Legend” assieme a Robert Downey jr e a Bette Davies, titolo che la nostra May – e Mulan – di sicuro si merita.)

Laura Magnani

 

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