The Defenders – Recensione episodio 1×07

Il settimo episodio di The Defenders è “In Prigione”. Episodio che in generale procede decisamente più spedito rispetto al precedente e che contiene scelte più precise e convincenti, ma che comunque nel complesso sembra non essere al livello dei primi episodi. Da questo ne risulta una puntata con l’azione, che per la prima volta, risulta essere la parte più debole, aspetto evidenziato ancora di più da una regia troppo frettolosa e disattenta per risultate pienamente efficace.

L’episodio ruota intorno ad un  Iron Fist prigioniero della Mano, ed agli altri tre difensori rinchiusi insieme nel distretto di polizia di Harlem, dove risulta particolarmente interessante il personaggio di Misty Knight che è sempre più combattuta tra due desideri: quello della giustizia e quello di fare tutto secondo le regole. Il fatto che praticamente tutti i personaggi si ritrovino nel distretto permette di svelare i loro lati non ancora analizzati, cercando, quindi, di colmare alcuni buchi lasciati aperti dagli episodi precedenti. Ancora una volta sono i personaggi secondari a contribuire maggiormente alla definizione e all’evoluzione dei protagonisti. Come prima cosa, Matt ha, finalmente, l’occasione di confrontarsi sia con Karen e Foggy. Confronto che risulta essere decisivo perché permette a Murdock di capire finalmente che la sua vera vita è quella del diavolo di Hell’s Kitchen, e che non si sentirà mai completo senza la parte notturna della sua vita. Poi Luke Cage in un confronto ben riuscito con Misty comprende il suo ruolo come eroe e la sua responsabilità nel proteggere New York. Ecco, quindi il turno di Danny, che pur non essendo alla centrale,  è impegnato con Elektra in un confronto il cui punto fondamentale è sostanzialmente la libertà di scriversi il proprio destino senza imposizioni dall’alto. A questi vari confronti manca all’appello solo Jessica che rimane in disparte. Questa scelta degli autori non sembra essere molto efficace, perché completare il quadro con un confronto tra Jessica e Trish sarebbe stata sicuramente una scelta più funzionale in modo da avere una sensazione di maggiore completezza. Dopo tutta questa serie di confronti Matt, Luke e Jessica, con l’aiuto di Foggy, scappano dalla centrale di polizia e si recano alla Midland Circles, venendo seguite a ruota da Colleen, che recupera l’esplosivo e li segue con un intendo chiaro in mente. Arrivati alla Midland Circles, i tre difensori affrontano le tre dita della Mano Bakuto, Madame Gao e Murakami, che, dopo uno scontro non gestito dalla regia nel migliore dei modi, riescono a fuggire. Ed ecco quindi arrivare Colleen e Claire che propongo di far saltare in aria l’edificio, in modo da sconfiggere la Mano e impedirgli di realizzare il loro piano.


Bisogna dire che in questa fase risultano pienamente efficaci i dialoghi, perché centrano l’obbiettivo di far capire al pubblico come nessuno voglia davvero fare esplodere un palazzo ma si ritrovano costretti a farlo per salvare una volta per tutte New York. La scrittura di questi dialoghi risulta essere meticolosa e precisa, il che fa capire il motivo per cui questa è la parte migliore dell’episodio. Nel finale Colleen e Claire salgono per piazzare l’esplosivo mentre Matt, Jessica e Luke scendono sottoterra per salvare Danny, che durante la lotta contro Elektra colpisce il muro di pietra rivelando uno scheletro di drago, cioè quello che la Mano ricerca fin dall’inizio. In sostanza questo finale è tutto in vista dell’ultimo episodio a cui si arriva con un episodio riuscito, ma che in generale non sembra dare una sensazione di piena soddisfazione. Il ritmo c’è, i dialoghi pure, ma amalgamati con un’azione deficitaria e una regia imprecisa si ha un risultato finale che non convince del tutto e che da la sensazione che con piccoli accorgimenti il tutto sarebbe potuto essere di un livello superiore. Ormai alla fine della prima stagione manca solo un episodio, su cui sono riposte molte speranze, perché dopo un ottimo inizio, sembra che The Defenders si stia ripiegano su se stessa per colpa di alcune scelte non pienamente condivisibili ed efficaci.

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