The Walking Dead – 7×12 Attimi di beata spensieratezza in Say Yes

Questa settimana ci troviamo di fronte ad una puntata di passaggio, che spezza la tensione di una guerra imminente che ci ha accompagnato negli scorsi episodi, dandoci sorrisi e divertimento. Cosa che in una qualsiasi altra serie tv può sembrare quotidianità, ma che in The Walking Dead sembra quasi stonare con il suo clima post apocalittico.
Molte persone sono rimaste scocciate, ritenendola una puntata inutile e perfettamente evitabile, con vaganti che sparano con una mira quasi migliore di quella di Michonne e cervi fatti con effetti speciali perfino più scadenti di quelli di Once Upon a Time.
Ma c’è qualcosa che questo episodio riesce a regalarci, oltre alle armi trovate da Rick e Michonne, ed è una prospettiva per il futuro, che non sembra più così grigio come prima.

In Say Yes veniamo introdotti immediatamente nel bel mezzo della caccia, osservando la nostra coppia rovistare e mettere sotto sopra diverse abitazioni, cercando di racimolare più beni possibili.
Scassinano armadietti, aprono borse e cassetti senza sosta per due giorni, ottenendo solamente due pistole, barattoli di fagioli ammaccati e maglia da football.
La fortuna sembra essere tutto meno che dalla loro parte, ma nonostante questo Rick decide di prolungare la loro escursione, un po’ per la voglia di trovare quelle benedette armi e sbatterle in faccia a Jadis, ma soprattutto per posticipare il più possibile la guerra e il conseguente ammasso di morte che farà aleggiare sulle loro teste. Perché si sa, la vita è sempre meglio della morte, ed è bene godersela il più possibile prima di andare in contro al proprio destino.

Proprio quando le speranze sembrano vane, Michonne riesce a scovare il cervo fonte di molte discussioni in mezzo agli alberi, ed è proprio seguendolo che lei e Rick riescono a trovare uno sprazzo di luce.
Attraversano una recinzione e salgono su di un tetto, osservando meglio quello con cui avranno a che fare: un malandato Luna Park, pieno zeppo di vaganti.
Ed è proprio lì che stanno per dirigersi, attraversati da una nuova speranza di potercela fare, quando il tetto su cui si reggevano si sgretola sotto i loro piedi, facendoli cadere dentro l’abitazione.
Percepiscono tutto quello come un segno, grazie anche alle decine di casse piene di cibo e acqua che si nascondevano all’interno della casa.
Si godono così l’ultima notte di solitudine, mangiando cibi che mai avrebbero creduto di poter rimangiare e vivendo quello che per loro è probabilmente un primo appuntamento.
Parlano di quello che succederà, tingendolo con positività, e si immaginano quello che potrebbe accadere una volta vinta la guerra. Sognano un futuro insieme, un futuro felice, dove tutto va per il meglio e dove sono loro a regnare al posto di Negan, stabilendo un nuovo ordine che riesca a mantenere tutti uniti.
Un nuovo giorno però si fa strada velocemente, e per la coppia non resta altro che alzarsi e ritornare alla realtà, cercando finalmente quelle benedette armi.
Nonostante i vari intoppi, quali uno zombie decomponibile come un puzzle, un altro vagante con un’arma carica e una mira talmente infallibile da costringere Rick e Michonne a ripararsi e un pessimo cervo con pessimi effetti speciali e che fa una altrettanto pessima fine, i due riescono a recuperare quante più armi possibili.

Ma non è questo quello che gli autori mettono in primo piano, bensì il rapporto che lega i due da ormai parecchio tempo, lo evidenziano per tutto l’episodio e ce lo fanno vivere sia dalla parte fisica che sentimentale.
Riescono con abile maestria a farci passare dalla tenerezza con la quale si pongono l’uno all’altro all’angoscia viscerale che Michonne prova, quando pensa che a Rick sia accaduto il peggio.
Ed era proprio questo che cercavano di farci capire durante tutta la puntata, ovvero quanto in fretta le persone scompaiano dai nostri occhi, senza darci neanche il tempo di renderci conto di quello che abbiamo perso.
Questa consapevolezza, che Rick aveva già acquisito da un pezzo, colpisce Michonne come un macigno, che non riesce neanche ad immaginare come possa essere la sua vita senza di lui, senza Carl, Judith e la famiglia che si era costruita intorno.
Ma alla fine, come dice Rick: “Non si tratta più di noi ormai, si tratta di un futuro” e Michonne è l’unica che potrà prendere il suo posto quando lui non ci sarà più.

Il gruppo così si riunisce e insieme raggiungono Jadis e gli altri, consegnando loro le sessanta tre armi, che però si rivelano insufficienti, costringendoli a tornare sui propri passi.

Questo spinge Tara, che più volte durante l’episodio aveva mostrato incertezza sul dire a Rick o meno dell’esistenza delle Oceanside, a confessare quella che potrebbe essere una miniera d’oro, sia in fatto di armi che di alleati.

Un piccolo spazio viene riservato anche a Rosita che, dopo essere andata a caccia di armi, senza nessun risultato, e il rifiuto dei andare a combattere immediatamente da parte di Jadis, si rende conto che se vuole le cose fatte per bene, allora deve farsele da sola.
Torna allora ad Hilltop, trovando Sasha inginocchiata sulla tomba di Abraham e decide di stringere un accordo con lei, perché sa che l’unica persona abbastanza pazza da seguirla non è altro che l’unica che si ritrova a condividere il suo dolore.
Sasha decide di combattere quella battaglia, ma a una condizione, sarà lei quella che sparerà a Negan quando arriverà il momento.
Sanno che quello che prenderanno sarà un biglietto di sola andata, ma a loro non importa. Tutto quello che vogliono è vendetta e giustizia, per una persona che hanno amato entrambe, e che ora si trova tre metri sotto terra.
La loro vita non sarà altro che un piccolo prezzo da pagare per raggiungere il loro scopo.

Ed è così che si conclude questa puntata, che da tutta l’aria di essere piena di gioia e speranza, ma che dentro racchiude tutt’altro, perché in tutto l’episodio non facciamo che attraversare la morte, che sia di qualcuno  che se ne è già andato, come Glenn o Abraham, o di qualcuno che ci lascerà presto, risucchiato dalla guerra.

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