Si Alza il vento. Il testamento del gigante d’animazione nipponico.

È molto triste scrivere un articolo sul testamento artistico di un grande regista d’animazione come Hayao Miyazaki ,  considerato dalla critica il più delle volte il Maestro dell’animazione nella storia del cinema, un cineasta che non ha nulla da invidiare alla Disney lasciando la sua carriera con il suo ultimo capolavoro. Tratto dal manga Kaze tachinu, sceneggiato e disegnato dallo stesso regista, “Si Alza Il Vento” attraversa alcuni momenti della vita dell’ingegnere  Jirō Horikoshi all’inseguimento del suo sogno in cui mostra fin da subito forti riflessioni sulla guerra, sul progresso e sulla vita.



« Le vent se lève!… il faut tenter de vivre », come già accennato la pellicola riflette sul riuscire a vivere dando sforzo a ogni singola ambizione per raggiungere ciò che si vuole. Nonostante all’inizio dell’opera ci viene mostrato  Jirō che non può diventare pilota di aerei per la miopia, egli sceglie di fare il progettista; da questo  frangente in poi Miyazaki riuscirà a farci odiare la guerra in modo devastante descrivendo un conflitto che si serve di bellissime creazioni realizzate dall’uomo per scopi violenti, dannosi al prossimo, distruggendo l’innocenza di opere che il protagonista crea per il puro progresso, per aiutare la sua nazione a risollevarsi. Miyazaki da pacifista assoluto ci ricorda quanto un conflitto  porti distruzione in entrambi i casi, ogni inquadratura porta alla memoria una vita che si deve affrontare  nonostante i dolori e le sofferenza che essa procura.

Importantissima anche l’amicizia che si viene a creare nei sogni di Jirō con il suo amico Caproni che serve a sviscerare ancora di più il protagonista e i suoi sentimenti a volte contrastanti; l’ Altro punto di forza di questa opera grandiosa è la storia d’amore tra Jirō e Nahoko, profonda, struggente ed unita dal vento. Miyazaki attraverso il simbolo del vento che rappresenta l’opportunità, la speranza unisce i due personaggi caratterizzati in modo perfetto. Attraverso la sua pellicola il regista giapponese documenta in modo maniacale l’atmosfera di quel periodo denunciando anche l’arretratezza di un Paese che non riesce a rinnovarsi in nessun modo, mostrando il distacco abissale tra Germania e Giappone negli anni 30-40; anche la storia d’amicizia è descritta benissimo priva di sentimentalismi inutili. Il lungometraggio non risulta essere triste,“Si Alza Il Vento” è un’opera che solo Miyazaki poteva realizzare in questo modo, con una colonna sonora perfetta composta dall’ormai storico collaboratore del regista nipponico ovvero Joe Hisaishi.

La messa in scena del lungometraggio:“Si Alza Il Vento” restituisce allo spettatore una visione incantevole quasi senza usi di computer grafica, solo dove necessario; nei momenti felici, spensierati, i colori si concentrano su un’esplosione di verde, come nel secondo incontro tra Nahoko e Jirō in quella splendida vallata vicino l’hotel; il montaggio concede allo spettatore il giusto tempo per ammirare ogni inquadratura ricca di dettagli; l’animazione è resa in modalità tradizionale ricorrendo a più di 160.000 tavole, un risultato impressionante. Il maestro dell’animazione trasmette grazie a questa pellicola dei sentimenti sinceri resi vivi da personaggi davvero carismatici e mai bi-dimensionali.

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