Riverdale – Recensione 2×09 – “Silent Night, Deadly Night”,

Con il suo nono episodio, “Silent Night, Deadly Night”, Riverdale giunge al suo midseason finale. Data l’ottima costruzione delle vicende e dei personaggi nei primi otto episodi le aspettative per questo finale di metà stagione erano molto alte e la serie ha saputo mantenerle solo in parte. Infatti, quest’episodio non convince totalmente perché pecca proprio nei due momenti decisivi che sembrano risolvere le due trame principali di questa prima parte di stagione, ma andiamo con ordine.

Come spesso avviene in questa serie le vicende sono divise in più parti, qui in particolare sono tre. Da una parte ci sono Archie e Betty che continuano ad indagare su Black Hood arrivando al punto di non ritorno, dall’altra Jughead passa all’azione definitiva per risolvere i suoi problemi e, infine, Veronica continua ad avere difficoltà con i suoi genitori. La messa in scena di ogni parte dell’episodio è sicuramente efficace ed all’altezza dei precedenti episodi, ma arrivati al momento decisivo la serie mostra delle forzature che prima non aveva mai mostrato prima. Ormai arrivati alla fine delle loro indagini Archie e Betty si precipitano sul luogo dove credono che Black Hood abbia sepolto vivo il signor Svenson, il bidello che nascondeva una tragica storia personale scoperta nello scorso episodio, ma proprio allora si presenta il serial killer. Attraverso una scena ben congeniata e molto efficace Black Hood raggiunge il suo apice narrativo minacciando i due ragazzi, ma subito dopo, con una scena anche questa molto riuscita, viene svelato che Black Hood è Svenson stesso. Questa è la forzatura più grande vista fin ora nella serie. Per il modo estremamente personale in cui negli scorsi episodi il serial killer ha preso di mira i protagonisti, la scelta più efficace e accattivante sarebbe stata quella di far indossare il cappuccio a qualcuno che i personaggi conoscevano profondamente, invece gli autori hanno scelto un personaggio che il pubblico non conosceva fino a due episodi addietro. Ed ecco quindi che il motivo per cui Black Hood abbia preso di mira in particolare Betty e il movente stesso che lo ha spinto a compiere questi omicidi sono delle forzature narrative di cui la serie non aveva sicuramente bisogno.

Altra nota stonata è la risoluzione della trama dedicata a Jughead. Anche qui la mesa in scena è efficace, ma sembra davvero improbabile che la risoluzione ad ogni problema delle Vipere sia il “semplice” rapimento e trasporto nella vicina Greenville di Penny Peabody, che fino allo scorso episodio era descritta come il diavolo in persona. Sicuramente questa trama non si esaurisce qui, ma al momento la risoluzione è troppo forzata per risultare credibile. In sostanza per tre quarti quest’episodio si può accumunare agli episodi precedenti di Riverdale perché anche qui si ha una buona storia, un’ottima caratterizzazione dei personaggi e il tutto ha un’ottima messa in scena, ma i problemi risiedono nella risoluzione dei misteri che caratterizzavano la serie. Sicuramente le conseguenze saranno molto importanti, basti pensare al finale che vede protagonista Betty, ma l’amaro in bocca lasciato non sarà facile da dimenticare. Certo, c’è anche da dire che questo rappresenta il primo mezzo passo falso della serie che fin ora è sempre stata impeccabile, quindi le speranze di vedere una grande seconda parte di stagione rimangono intatte. Starà alla serie confermarsi sui suoi soliti livelli, magari dando risoluzioni più convincenti alle sue storie.

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