Recensione The Walking Dead 8×07: La cosa giusta

Nel mondo di The Walking Dead fare la scelta giusta è fondamentale, anche se i concetti di giusto e sbagliato spesso non coincidono con la morale comune.

In linea di massima la cosa giusta da fare è quella che permette a te e alla tua comunità di sopravvivere.

In alcuni casi però la propria sopravvivenza non coincide con quella di chi ci sta intorno (ricordate Shane con Otis nella seconda stagione?) e, se talvolta è prevalso l’egoismo, abbiamo anche incontrato personaggi che hanno scelto di sacrificarsi per il bene comune.

Pensiamo a Merle e al suo tentativo di eliminare il Governatore (durante la terza stagione), alla decisione presa da Beth nell’ospedale (quinta stagione) o al sacrificio di Sasha quando era nelle mani dei Salvatori (nel corso della settima stagione).

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@AMC

Purtroppo però in TWD non esiste una Storia, ma tante piccole storie di sopravvissuti e di comunità di sopravvissuti (il cimitero di Alexandria punta proprio su questo aspetto) per cui i sacrifici, per quanto generosi, sono destinati a essere dimenticati.

Ciò che conta realmente, ciò che resta, sono solo le scelte che si fanno per sopravvivere, per continuare a dare corpo alla propria storia.

In un mondo dominato dai vaganti, dove l’essere umano è una specie in via di estinzione, molto spesso è la paura a guidare le azioni dei personaggi e a dettare le loro scelte.

E’ la paura che impedisce a Gabriel di accogliere i suoi fedeli nella chiesta, è la paura che paralizza Nicholas mettendo ripetutamente nei guai i suoi compagni (durante la quinta e sesta stagione).

In questa puntata ci vengono raccontate tre scelte, una prodotta dal desiderio di vendetta, una frutto della paura e una meditata. Per i personaggi che le compiono sono le cose giuste da fare in quel momento e influenzeranno il corso della guerra in atto in modo radicale.

Daryl, Tara e Morgan sono pronti a sacrificarsi pur di liberarsi dei Salvatori. Per fortuna non ci sarà bisogno di nessun sacrificio ma il loro piano andrà malissimo perché servirà a sbloccare Eugene.

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@AMC

Eugene, paralizzato dalla paura, infatti preferisce aiutare Negan e i Salvatori a liberarsi dei vaganti che accerchiano il Santuario. Prima di prendere questa tormentata decisione aveva ricevuto suggerimenti su come comportarsi sia da parte di Gabriel (che gli suggeriva di fare la cosa moralmente giusta) che da parte di Dwight (che gli suggeriva di non fare niente e di aspettare il corso degli eventi).

Eugene, terrorizzato dai vaganti, decide da che parte stare, decide di essere Negan, decide che se lui si sente sicuro in quel posto tanti altri sicuramente lo saranno.

Andrew Lincoln as Rick Grimes, Pollyanna McIntosh as Jadis - The Walking Dead _ Season 7, Episode 10 - Photo Credit: Gene Page/AMC
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L’altra scelta fondamentale per questo arco narrativo è quella che ha fatto Rick incontrando la comunità della discarica. Una decisione apparentemente sciocca e inutile ma che in realtà rivela la grandezza e la lungimiranza del nostro leader. Rick vuole che finita la guerra, ucciso Negan, ci possa essere la pace, si possa costruire una società differente.

Per farlo però deve portare la comunità di Jadis dalla sua parte ed evitare che da una guerra si passi subito a un’altra. Stringere l’alleanza non ha quindi una funzione a breve termine, come qualcuno avrebbe potuto pensare, ma a lungo termine.

Ci avviciniamo al finale di mezza stagione di The Walking Dead e mentre tutti i nodi stanno per venire al pettine ripenso alle parole di Rosita: “Io credo in Rick Grimes” e a quanto ancora saprà raccontarci questa serie e i suoi personaggi.

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