Recensione Preacher 2×11 – “Backdoors”

L’undicesimo episodio di questa seconda stagione si rivela particolarmente significativo, sicuramente perché è in grado di dare una scossa alle storyline e cambiare quella che era l’atmosfera, per la verità, ristagnante delle ultimissime puntate, in cui non era più ben chiaro a cosa avremmo dovuto assistere.

Le svolte si sono avute su due piani. Da una parte la scomparsa (e quindi la liberazione) del Santo degli Assassini rappresenta un sensibile mutamento nello scorrere degli eventi, con i nostri protagonisti nuovamente sottoposti alla minaccia dell’antagonista, che, più di tutti, è riuscito a entrare nell’immaginario dei fan della serie. Dall’altra parte si è scoperto quello che è lo scopo del Gral, con Herr Starr deciso a rendere Jesse il nuovo Messia. Compito, apparentemente, rifiutato da parte di Jesse, che, però, ci appare sempre più solo e sperduto, in una storia che lo ha fatto allontanare terribilmente sia da Tulip che da Cassidy.

Ma, oltre al piano narrativo del presente, bisogna aggiungere che in questo episodio si è rivelato un avvenimento del passato di Jesse che potrebbe avere ripercussioni significative sullo svolgimento della storia. Infatti si è mostrato Jesse insieme a quella che si è definita sua nonna, la quale, in qualche modo, lo ha aiutato a convincere Dio ad uccidere il padre. E il giovane Jesse, quasi negli ultimi fotogrammi dello show, ha dichiarato di chiamarsi “Jesse Angelle”.

Che cosa significa tutto questo? È solo uno dei due interrogativi che emergono, dal momento che la nostra curiosità si concentra anche sul possibile significato delle ultime immagini della puntata, in cui vediamo correre in un parcheggio un uomo non meglio identificato.

Tanti punti oscuri che sicuramente fanno bene a una stagione, partita in quarta, ma che è sembrata perdere mordente negli ultimi episodi (stesso difetto imputato alla precedente). Adesso, tuttavia, dare spazio ai misteri e rivelare la vera storia di Jesse e quale sarà il ruolo del Santo degli Assassini in questo finale di stagione può essere davvero un ottimo materiale su cui lavorare, nell’intento di ricreare entusiasmo e di ritornare alla formula collaudata che ci ha fatto amare Preacher. Violenza, sarcasmo, ironia ed adrenalina. Elementi, il cui dosaggio recentemente non è apparso più sapiente ed equilibrato come lo era stato al debutto di questa seconda stagione.

Siamo, però, fiduciosi, considerata anche la possibile partecipazione di Hitler e Eugene agli eventi delle restanti puntate, in cui può accadere davvero di tutto!

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