Nel mondo di Suburra

Ecco a voi il primo prodotto italiano targato Netflix e direi che non potremmo esserne più che contenti. La serie sebbene tratti una tematica già ampiamente trattata, vedi Romanzo Criminale o Gomorra, regge abbastanza bene il confronto, che è impossibile evitare, con questi due colossi e con il film Suburra da cui prende ispirazione.

Ho particolarmente apprezzato l’aspetto tragicomico, l’aspetto meno serioso e più goliardico della serie: varie volte mi ha strappato un sorriso spostando l’attenzione verso qualcosa di più leggero. Questo la rende più accessibile al pubblico e non mi stupirebbe se una persona, che non mastica questo genere di serie tv, si ritrovasse a divorarsela, episodio dopo episodio.

Lo sguardo verte su Roma: quella vera, quella papale, quella mafiosa, quella politicamente corrotta, quella degli zingari, quella ipocrita, quella malata. La città eterna emerge in maniera intrigante e affascinante dalle riprese ben studiate e dai fotogrammi soppesati. La trama si snoda e annoda convulsamente attorno alle vite dei tre protagonisti: Aureliano (Alessandro Borghi), Spadino (Giacomo Ferrara) e Gabriele (Eduardo Valdarnini) detto Lele. Questi tre ragazzi sono accomunati da una voglia rivalsa contro le proprie famiglie ma questa volontà li porterà a compiere atti crudeli e scelte difficili, a mettersi uno contro l’altro, poi a riunirsi e scoprire sé stessi trovando, forse, il proprio posto.

Per quanto riguarda la recitazione penso sia davvero degna di nota l’interpretazione di Ferrara, considerato che il personaggio di Spadino è quello un po’ più complesso, a tratti quasi maniacale, e lui ha decisamente colto nel segno. Ovviamente anche la parte di Borghi è magnifica, forse un po’ sottotono Valdarnini. Per quanto riguarda la restante parte del cast direi non nulla di particolarmente entusiasmante, ma neppure una pessima recitazione: una sufficienza bella piena a tutti.

È una serie che si lascia guardare con entusiasmo perciò buttatevi anche voi nel mondo di Suburra! 

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