“I’m not the one killing people around here, I just clean up the mess”.
Con questa frase Annalise riassume perfettamente l’intera atmosfera della serie, fin dalla prima stagione. In questa puntata si dimostra ormai stanca di lavorare per sistemare gli intrighi e gli omicidi degli altri, di trovare capri espiatori innocenti e di creare prove ad hoc per incastrarli, mettendo a rischio la sua vita e la sua professione per salvare persone che a malapena riescono a badare a se stesse e a non cedere ai propri impulsi piĂ¹ spregevoli.
Il pensiero della protagonista è condiviso dallo spettatore e alimentato da alcune scene in particolare, come quelle tra Bonnie  e la madre di Miller, forse le prime scene in tutta la serie in cui il pubblico riesca veramente a provare empatia per la vittima e a comprendere realmente la gravità della perdita per qualcuno che sia al di fuori del gruppo degli studenti e dei collaboratori di Annalise, ormai troppo concentrati su se stessi da poter capire che altre persone, al di fuori di loro, possano soffrire.
Un aspetto fondamentale della riuscita di uno show è la capacitĂ di far identificare lo spettatore con i protagonisti, di farlo tifare per loro ed essere dalla loro parte in ogni situazione. Questo, a parer mio, non è in parte accaduto nella 5×12, dove mi sono trovata ad essere d’accordo con Annalise ma ad allontanarmi allo stesso tempo dall’atteggiamento di tutti gli altri personaggi principali, che mi sono sembrati ancora piĂ¹ egoisti e senza scrupoli del solito.
La frattura tra Annalise e i suoi collaboratori creata dai loro atteggiamenti all’interno dell’episodio è sicuramente studiata e creata di proposito dagli autori dello show, che ci stanno forse preparando a qualcosa di inaspettato e mai visto in questa serie. L’FBI riuscirĂ veramente a scoprire tutti i collegamenti tra gli omicidi di cui siamo stati testimoni in tutti questi anni? Che fine faranno i protagonisti? RiuscirĂ Annalise ad inventarsi qualcosa di nuovo per salvarli e passarla liscia?
Martina Torrini