Curon – Recensione serie tv Netlfix

 

CURON

Netflix pubblica il nuovo prodotto italiano del momento: Curon

Una miniserie in 7 episodi che vuole raccontarci una storia “di paura” sulla riva del lago Resia, nella cittadina in provincia di Bolzano dal nome Curon Venosta, appunto. Il paese è caratterizzato da un campanile che emerge dal lago stesso a memoria della vecchia Curon sommersa.

La serie gira intorno alla vita di Anna, una madre che insieme ai figli, gemelli, Mauro e Daria torna nella sua città natale, da cui era fuggita diciassette anni prima a seguito di eventi tragici che l’hanno vista coinvolta.

Una volta a Curon, mentre cercano di adattarsi alla nuova vita, Anna scompare. Mauro e Daria iniziano la ricerca della madre e da quel momento in poi ritorneranno vecchi fantasmi del passato che immergeranno tutti i personaggi in una spirale di situazioni misteriose.

Curon parte da uno spunto che può sembrare interessante ma che si perde già dopo i primi minuti del primo episodio.

Ogni situazione che si viene a creare dall’arrivo della protagonista, è un miscuglio di stereotipi di film dell’orrore e (poco) thriller costruiti in modo da non riuscire a creare suspance neppure se lo si guarda al buio in un luogo sperduto di montagna infestato da fantasmi e mostri.

Gli stessi personaggi hanno dei caratteri forzatamente distintivi, tanto da sembrare caricature di quello che dovrebbero essere. Finiscono poi nel comportarsi in molte occasioni in maniera del tutto illogica solo per portare avanti il discorso della serie.

I dialoghi sono alquanto sempliciotti, aggravati anche da un audio mal lavorato e da una recitazione che li rendono ancor meno ascoltabili.

Così come per alcuni prodotti spagnoli (e non solo), anche Curon non fa altro che cavalcare l’onda dei generi che negli ultimi tempi più hanno successo, senza però minimamente avvicinarsi a quel tipo di qualità.

La città misteriosa, i protagonisti con segreti indicibili, mostri da un altro luogo sconosciuto: si cerca di riproporre le atmosfere di serie come Twin Peaks, Dark o Stranger Things ma è chiaro che i punti fondamentali di queste opere non sono stati compresi e assimilati.

Resta un’occasione sprecata, perché uscire dai soliti canoni della serialità italiana con una storia diversa, in un paese che lui sì, ha atmosfere che sono inquietanti, poteva essere un buon passo per la crescita della produzione nostrana.

Da guadare se non avete nulla di meglio da seguire e se vi piacciono i teen drama con spruzzatina di horror leggera senza infamia e senza lode.

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