Preacher: 5 cose da migliorare nella seconda stagione

La serie TV dedicata all’adattamento televisivo dell’omonima serie a fumetti è stata inserita tra le più importanti novità del panorama del 2016. Lo show, che ha debuttato a Maggio dell’anno scorso, però, non ha convinto pienamente o, almeno, non lo ha fatto dall’inizio alla fine. Sono in molti, infatti, a criticare come si sia evoluta la storia della prima stagione, che non sembra aver raggiunto le aspettative nate con i primissimi episodi.

Sembrerebbe che Preacher, che si proponeva come erede delle grandi serie a tema soprannaturale, abbia lasciato con l’amaro in bocca una fetta significativa di appassionati.

Ma perché la prima stagione di Preacher, forse, non è stata all’altezza del debutto di altre serie a cui è stata paragonata, come ad esempio Penny Dreadful? Conta moltissimo il fatto di essere una trasposizione di un ciclo a fumetti. Ma, in questa trasposizione, siamo sicuri che non si poteva fare di più?

Qui di seguito elenchiamo cinque cose che potrebbero davvero migliorare in Preacher, per regalare una seconda stagione che soddisfi di più gli appassionati e accontenti altresì un pubblico più ampio e variegato.

 

Approfondire la psicologia dei personaggi: Diciamo che in questo caso più che un suggerimento, siamo di fronte a una vera e propria aspettativa. È chiaro che AMC Studios in questa nuova stagione non potrà più accontentarsi di rimanere sulla superficie. Solo nelle ultime puntate della prima stagione si è finalmente fatto un passo avanti, indagando sulle storie e sul passato dei protagonisti, ma, ciononostante, la loro psiche resta ai più un mistero. Negli albi a fumetti in genere non c’è mai tanto spazio per dare rilevanza e tempo per l’approfondimento psicologico. Le immagini degli albi richiedono azione e colori sgargianti. Ma i tempi delle serie TV sono differenti e il pubblico di una serie si aspetta molto di più dai protagonisti. Si aspetta di poterli capire, di potersi immedesimare. E la tridimensionalità dei personaggi in Preacher è una nota dolente. Forse l’unica eccezione è quella di Tulip O’Hare, che riesce a convincere con un personaggio, colloquialmente definibile “badass”, che si dimostra molto interessante. L’ex ragazza del predicatore è una delle cose meglio riuscite della serie e Ruth Negga dà prova di grande abnegazione per catalizzare l’attenzione del pubblico, interpretando un personaggio che ha più sfaccettature di quanto si creda

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Credibilità del soprannaturale: L’elemento soprannaturale in Preacher è stato quasi parodiato. Gli emissari del paradiso si sono rivelati delle macchiette, dei personaggi comici. Non c’è stato un vero antagonista proveniente dal mondo del soprannaturale. L’imitatore di Dio nell’ultimo episodio è stato soltanto l’ultima tessera di un puzzle, che non ha convinto appieno. Ma, c’è poco da fare, in una serie come Preacher, per un lungo e duraturo successo c’è bisogno di più. C’è bisogno che lo spettatore non percepisca perennemente il sapore dell’assurdo. C’è bisogno che creda nel realismo della dimensione in cui il predicatore Jesse Caster è calato. Serve dare toni maggiormente foschi alla realtà soprannaturale all’interno dell’universo della serie.

Spazio ad un antagonista: Odin Quinncannon ha saputo farsi odiare, col suo carattere così estremizzato, venato di follia e cinismo. Ma nella seconda serie ci aspettiamo un antagonista diverso e, a tal proposito, l’ultima puntata della serie sembra aver messo tutte le basi per la presenza di un oppositore di Caster degno di nota. L’assassino che ripercorreva la sua storia all’inferno è adesso libero e sulla Terra, con un solo scopo: uccidere Jesse Caster. Stavolta non possiamo definirci pretenziosi se ci aspettiamo un personaggio davvero oscuro, in grado di smontare più volte l’aria scanzonata in cui tende a ricadere lo show.

Una rappresentazione più puntuale e motivata degli eventi: tante volte, durante la visione della prima stagione, lo spettatore finisce per chiedersi perché un personaggio ha compiuto quel gesto piuttosto che un altro. Facciamo riferimento specialmente ad Emily che decide di sacrificare il suo corteggiatore, dandolo in pasto a Cassidy, pur di non condannare a morte degli animali domestici. Non ci aspettavamo una simile assenza di rimorso da parte di Emily e lo spettatore rimane destabilizzato per questo cambiamento di rappresentazione così repentino. Come altrettanto è repentino il cambio di attitudine di Jesse, che accetta Cassidy e le atrocità commesse dallo stesso in modo improvviso, con una facilità disarmante, malgrado le precedenti e convinte esitazioni.

Dialoghi più profondi: Sempre nell’ottica di un analisi più attenta, di un’indagine oltre alla superficie, farebbe tanto bene a questo show assistere a dialoghi più lunghi e complessi. Tulip lascia cadere al vento frasi interessanti, ma per il resto manca qualcuno che le dia corda in questo show. Cassidy è, per antonomasia, un personaggio che si prende poco sul serio, ma, se anche il protagonista e tutti i personaggi di contorno, finiscono per comunicare poco e in modo, a volte, persino enigmatico, si ostacola sempre di più il collegamento e l’empatia fra lo spettatore e i protagonisti della storia.

 

 

Siamo convinti comunque che Preacher, alla luce anche del feedback comunque globalmente positivo ottenuto dal pubblico, sia una serie che possa solo migliorare e darci tutto quello che ci aspettiamo. La serie AMC è chiamata al salto di qualità e, per comprendere se ci riuscirà davvero, dobbiamo solo aspettare la premiere della nuova stagione, che debutterà a Maggio del 2017.

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