AWAY – Recensione della serie Netflix

Su Netflix sbarca la nuova serie drammatica spaziale: Away.

Dieci episodi da quasi 50 minuti l’uno che ci fanno viaggiare verso Marte con l’equipaggio dell’astronave Atlas.

Il capitano Emma Green (il premio Oscar Hilary Swank) è a capo della spedizione che porterà cinque astronauti a calcare per primi il suolo di Marte.

Il viaggio verso il pianeta rosso sarà costellato di problemi tecnici e relazionali tra gli occupanti della navicella mentre sulla Terra la famiglia di Emma affronterà situazioni complicate.

Adesso prendete tutti gli stilemi classici e un po’ abusati dei drama seriali e spostate tutto il pacchetto fuori dalla nostra atmosfera.

Si parte con un tema basico.

Cinque astronauti di nazionalità diversa saranno comandati da una donna e dovranno convivere affrontando le loro differenze culturali e di genere.

Da qui, molto spesso l’enfatizzazione dei caratteri dei personaggi finisce per essere solo un insieme di stereotipi per cui, ad esempio, il Russo e la Cinese sono i primi oppositori del capitano Americano.

Il capitano che in questo caso è una donna (una sempre brava Hilary Swank) che dovrà scontrarsi non solo con i modi di pensare diversi dei colleghi ma anche con una certa ritrosia nel fidarsi di una donna al comando.

Come se non bastasse lo screzio tra persone nello spazio e i guai tecnici da risolvere ad ogni episodio, sulla Terra la famiglia di Emma si troverà a combattere contro gravi problemi di salute e a gestire la ribellione adolescenziale della figlia.

Senza poi dimenticare la NASA che si preoccupa della missione più importante di tutte come un idraulico si preoccuperebbe di cambiare la guarnizione di un tubo che perde.

Away ci porta lentamente (anche un po’ troppo) a seguire i passi dei personaggi (come da ‘tradizione’ ognuno ha un passato burrascoso) che trasformano il loro punto di vista man mano che si trovano ad affrontare una sfida risolvendola insieme. 

Una serie di problematiche che accadono a valanga l’una dopo l’altra ma che non danno mai l’impressione di un cambio di rotta narrativo.

Alla fine del primo episodio già abbiamo chiare quasi tutte le dinamiche e la loro conclusione.

Procedendo con gli episodi diventa sempre più prevedibile dove andranno a parare e ciò non aiuta a restare pienamente attaccati alla visione.

Nonostante ciò, però, soprattutto verso la fine qualche momento di suspance ben costruito riesce a risvegliare l’attenzione.

Superando il problema di una storia che sa di già visto, la serie è comunque ben girata, con effetti speciali di ottimo livello e scene (e scenografie) ben costruite.

Da guardare, quindi, perché Away resta comunque un buon prodotto, tecnicamente ben fatto e ben recitato.

Se i drama familiari conditi con una buona dose di sentimentalismo sono di vostro gradimento, questa serie può fare sicuramente al caso vostro.

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