American Horror Story: Recensione 8×02 – The Morning after

THE MORNING AFTER

Premessa: il secondo episodio dell’ottava stagione è stato rilasciato negli USA quasi un giorno prima rispetto alla prevista messa in onda locale. Qualcuno ha parlato di un leak, ma la realtà è ben diversa: FX ha scelto American Horror Story per promuovere la propria piattaforma online (una specie di SKY Go), sperando che questa scelta potesse portare masse a sottoscrivere al servizio a pagamento.

Oltre  a questo dato, è importante sapere che nonostante la premiere di AHS Apocalypse abbia avuto la percentuale più bassa di share di tutte le precedenti stagioni, si è trattato comunque dell’episodio più visto  2018 sul canale, con un totale di 7.8 milioni di spettatori.

Questi due dati cosa significano?

Che AHS piace, e tanto. Le comunità al di fuori degli Stati Uniti contano, e Murphy e FX lo sanno.
Non si tratta quindi di un prodotto che si trascina a fatica e che il canale potrebbe decidere di cancellare da un momento all’altro, bensì di uno dei prodotti di punta su cui sanno di dover investire.

Tutto questo per dire che se anche questo secondo episodio potrebbe avervi deluso, non dovete temere: si tratta sicuramente di una premessa per qualcosa di grosso.

In “The Morning After” vediamo Michael Langdon annunciare pubblicamente la selezione per i fortunati che potranno accompagnarlo nel Santuario preposto dal misterioso gruppo per il quale lavora. Qui i essi avranno l’onere di salvare la specie umana, dunque Langdon si erge a giudice assoluto del destino della manciata di sopravvissuti dell’avamposto .

Il primo a  sottoporsi all’interrogatorio è il personaggio di Evan Peters, che in seguito al suo confronto con il presunto anticristo, pare avere delle vivide allucinazioni (più  o meno condivise) della “presenza” di Rubber Man, ancora una volta senza volto.

Da un lato scopriamo qualcosa di più sulla complicata relazione tra Mr.Gallant e sua nonna e sulla fragilità di Ms Venable, mentre in parallelo seguiamo le azioni degli unici due personaggi che sembrano essere interessati a capire di più sul loro destino e sulla situazione nel mondo esterno: Timothy e Emily.

I due, al limite della sopportazione per quanto riguarda la regola che proibisce rapporti sessuali non autorizzati tra i sopravvissuti, scoprono nella stanza di Langdon un computer ancora in funzione, con il quale comunica con le alte sfere del gruppo Cooperative.
Oltre a chiedersi come sia possibile avere una connessione Internet se il mondo è nel caos (facendo dubitare di quanto detto fin ora riguardo a questa “fine del mondo”), i due scoprono come le regole alle quali sono stati costretti a sottostare siano sempre state una scelta personale del personaggio di Sarah Paulson, e non una direttiva ufficiale da parte dei loro “salvatori”.

Stoppando al momento giusto è possibile notare il giudizio di Michael nei confronti dei primi due intervistati (Gallant e Venable):  entrambi sono destinati all’esecuzione al termine della selezione definitiva, inoltre  è leggibile parte di una mail riguardo  a delle “presenze mutanti” .

La scoperta dei due innamorati porta alla tanto agognata copula, scoperta inevitabilmente dal gruppo Cooperative, che li portano al cospetto di Mead e Venable stessa, che messa alle strette, ne ordina l’uccisione (come i due “grigi” mostratoci nella puntata precedente).

Timothy però riesce a reagire e ferire il personaggio di Kathy Bates, che sul finale ci rivela il plot twist fondamentale dell’episodio: Miriam Meade (e chi oltre lei), non è del tutto umana. Inutile dire che questi ultimi 10 secondi hanno dato il via a decine di teorie: si tratta di un cyborg? Di un robot completo? Esistono magari altre copie di Meade in ognuno degli avamposti dei Cooperative?

L’episodio per il resto tenta di approfondire i personaggi di Evan Peters e Joan Collins, la cui scomparsa non sarà definitiva, dato che è noto che anche lei interpreterà più di un personaggio.

C’è qualcosa di fin troppo statico e “trattenuto” fino ad ora in Apocalypse, scusabile nello scorso episodio con il fatto di essere il pilot della serie: negli scorsi anni avevamo decisamente più elementi per capire parte della natura dei personaggi o quantomeno la direzione della serie. Il tanto atteso crossover tra Murder House e Coven tarda ad arrivare, se non fosse per la presenza della voce di Stevie Nicks dalla radio, la tuta di lattice o il personaggio di Cody Fern, teoricamente nipote della matriarca interpretata da Jessica Lange nella prima stagione.

Al di là di non sapere lo scopo della presenza dei personaggi di Adina Porter, Leslie Grossman e Billie Lourd (al momento quelli con meno screen time), rimane troppo poco detto, calcolando che rimangono 8/9 episodi alla fine della stagione.
Probabilmente sarà un crescendo di situazioni e cameo di personaggi delle precedenti stagioni (già promesse tutte le streghe di Coven e parte la famiglia Harmon), ma  Murphy & co devono fare di meglio se vogliono tenerci incollati allo schermo per i prossimi due mesi.

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