Riverdale – Recensione 2×13 – “Tell-Tale Heart”

Dopo qualche episodio positivo, ma non all’altezza dei precedenti, con “Tell-Tale Heart”, Riverdale ritorna finalmente sui suoi consueti livelli con episodio avvincente e bene scritto per tutto l’arco dei 40 minuti. La serie aveva proprio bisogno di un episodio così per ripartire realmente e lanciarsi verso l’ultima parte di stagione ed aver centrato questo fondamentale obbiettivo è l’aspetto più importante di questa puntata.

Come sempre ci sono diverse storyline che si susseguono sullo schermo e questa settimana viene dato molto poco spazio alle vicende di Jaghead e delle Vipere, tant’è che le tensioni tra la banda e Hiram Lodge vengono risolte fin troppo velocemente. Molta più importanza hanno le trame legate a Betty e Archie, infatti, non solo hanno molto più tempo in scena, ma soprattutto sono molto più importanti per lo sviluppo dei personaggi e il proseguo della trama orizzontale. Per quanto riguardala trama dedicata a Betty, si inizia già nei migliori dei modi con la scena iniziale ad altissima tensione. Poi per tutto l’episodio ci si concentra soprattutto sulle paure e sullo sconforto provato da una ragazza che si trova costretta a commettere reati su reati per proteggere la madre e il fratello. Prima con la trama legata a Black Hood, poi iniziando a scalfire la superficie con la trama legata al lato oscuro della ragazza, ed ora con l’aggiunta di questa altra trama il lavoro compiuto su questo personaggio si sta rivelando sempre più efficace e completo perché pian piano gli autori stanno rivelando lati fin ora nascosti di Betty e soprattutto lo stanno facendo con scelte narrative convincenti e appassionati. In teen drama come questo non è facile puntare allo sviluppo di un protagonista con scelte narrative controverse, perchè si potrebbe allontanare il pubblico di riferimento, ma in questa particolare trama, al momento, le scelte prese per il personaggio di Betty, si stanno rivelando efficaci perché stanno portando ad una crescita molto più completa di quello che ci si poteva spettare all’inizio.

La trama legata a Archie, invece, è allo stesso tempo complementare e diversa rispetto a quella di Betty. Complementare perché il ritmo è praticamente identico e quindi non ci sono cali che rallentano la narrazione, ma diversa perché per tutta la trama pare interessante ed efficace, ma nel finale assume un significato completamente diverso che apre spiragli ancora più interessanti per il proseguo della serie. Chi credeva che la trama legata ad Archie e all’agente dell’FBI fosse troppo forzata per sembrare realistica, aveva effettivamente ragione, ma in questo caso la forzatura è positiva, nel senso che questa era stata voluta dai Lodge. La rivelazione che l’agente Adams in realtà è un “impiegato” dei Lodge usato per testare la fedeltà di Archie è talmente ben scritta e messa in scena in maniera impeccabile da diventare una delle rivelazioni meglio riuscite di questa seconda stagione. Altro aspetto positivo è l’imprevedibilità, infatti era difficile prevedere un esito del genere per questa trama che, invece, così permette di alzare l’interesse generale attorno alla serie. Archie ha passato la prova ed è quindi ufficialmente un membro della “famiglia” Lodge e questo è molto interessante, perché permetterà di iniziare trame potenzialmente molto significative. In sostanza, Riverdale dimostra nuovamente che quando non si limita a svolgere un semplice “compitino” può risultare un teen drama avvincente e apprezzabile grazie ad una scrittura coraggiosa che punta tutto sulla caratterizzazione dei protagonisti.

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