Recensione Tredici 1×01 – Cassetta 1 Parte A

Se ci si pone a Tredici senza conoscerne la fama, l’apertura della serie tv, un carrello che si allontana dall’armadietto e un’adolescente in sottofondo, non ti prepara minimamente a quello che ti aspetta. Tanti colori, musica allegra, voce cinguettante. Ti ci vuole un po’ a collegare l’armadietto di Hannah a quei luoghi di culto dei morti visti tante volte al telegiornale.

Ancora, il primo pensiero è a una tragedia, a un incidente, solo dopo si intuisce la verità.

Una ragazza si è suicidata, ed è immediatamente lampante l’aura di ipocrisia e falsa pietĂ  provata dai suoi compagni di scuola.

GiĂ  dal primo episodio comincia ad essere esaminato con sguardo quasi clinico il tema del suicidio. Si parte dal taglio di capelli, uno dei segnali solitamente indicati per identificare potenziali desideri suicidi. E poi se ne vedono le conseguenze sui cari lasciati indietro.

La serie ha dunque un duplice target che ruota intorno all’obiettivo di prevenzione del suicidio: da un lato c’è chi deve cogliere i segnali, dall’altro i ragazzi che devono fermarsi prima di commettere un terribile gesto.

Volutamente paradossale è il consiglio di una docente della scuola di Hannah: “osservatevi fra di voi, raccogliete informazioni”. Non è quello che si fa perennemente a scuola? Prima ancora che i social rendessero ognuno di noi una via di mezzo tra il grande fratello e gli stalker, la specialitĂ  degli studenti è sempre stata quella di studiarsi, di compararsi, di rafforzare lo status quo con il potente mezzo del pettegolezzo. Ed è proprio qui il problema. L’immensa mole di informazioni che ognuno di noi ha sugli altri non è abbastanza perchĂ© ci si possa conoscere davvero, perchĂ© si possa sapere cosa serba un’altra persona nel cuore.

Il protagonista, Clay, pare avvolto da un’aura di isolamento. Sia noi che lui abbiamo l’impressione che sia l’unico a cui importi di quello che è successo, che sia l’unico che vada oltre a un falso rammarico.
Poi Clay trova delle cassette. Che cosa sono? Chi gliele ha mandate? I colori sgargianti e i decori delle custodie sicuramente non ne fanno presagire il contenuto. E poi eccola. La sua voce. Hannah. Hannah che vuole spiegare ai suoi persecutori il motivo della sua morte. Hannah che con il suo gesto, con le sue cassette, ha voluto punirli.

Quindi il mistero. Cosa c’entra questo dolce ragazzo con la morte della giovane? Cosa ha fatto, o cosa non ha fatto?

Nei flashback all’inizio della serie Hannah non sembra per niente una vittima. Non è una secchiona isolata da tutti. Ăˆ corteggiata dal ragazzo piĂ¹ popolare della scuola, e prende in giro Clay.

Poi tutto comincia a cambiare. Una goliardata comincia a trasformare Hannah nella vittima.
Un compagno di scuola, Justin, fa credere ai compagni che Hannah si sia concessa a lui durante il loro primo appuntamento, e per dimostrarlo fa circolare una foto dal basso della ragazza, in cui se ne vedono gli slip.
Lo abbiamo sentito frequentemente di recente. Giovani donne che hanno messo fine alla propria vita perché considerate prive di moralità sessuali.
Per quanto all’inizio pare che sia Justin l’unico colpevole, il messaggio non è: “ragazzi non andate in giro a diffamare le ragazze”, quanto piuttosto dire ai loro compagni che una ragazza che ha rapporti sessuali non è una “tro*a”, per citare Hannah. Justin ha dato inizio alle voci, ma sono state le voci a ferire Hannah, a rovinare la sua vita.
La rigida moralitĂ  sessuale è parte del problema, perchĂ© dĂ  a persone crudeli un punto dove colpire. Non sarebbe tutto molto piĂ¹ facile se le donne potessero vivere liberamente il loro rapporto con il sesso?
Anche se Hannah fosse stata “colpevole”, e allora? PerchĂ© stigmatizzarla? Il ragazzo è stato forse criticato per lo stesso motivo?
Questa puntata suggerisce che parità sessuale, superamento della doppia morale e riconoscimento della libertà sessuale femminile sono passi importanti contro il bullismo e a favore della tutela delle donne e del loro benessere.

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