Il finale di mezza stagione di The Walking Dead ci sorprende, ci disorienta e ci colpisce allo stomaco con pochi semplici passaggi.
Se Rick e i suoi hanno avuto bisogno di sette episodi per cercare di piegare Negan senza riuscirci, a Negan è bastata una sola puntata.
I suoi Salvatori colpiscono in modo puntuale e preciso: Alexandria, il Regno, Hilltop. Non c’è colonia che non venga colpita duramente e umiliata.
Negan e i Salvatori a differenza dei loro avversari non si cimentano in sparatorie infinite. Colpiscono in modo rapido e incisivo. Catturano Ezekiel e Jerry, umiliano Maggie, radono al suolo Alexandria. I nostri tornano a vestire apparentemente i panni delle pecore rassegnate al macello.
Ma è solo una fase di passaggio. Lo scatto d’orgoglio e di ira di Maggie ce lo ricorda, la katana sguainata di Michonne lo sottolinea, il tenero abbraccio tra Daryl e Judith ce lo mostra.
I nostri non si arrenderanno.
La puntata ci conferma l’importanza di due personaggi secondari come Dwight ed Eugene, sono loro infatti quell’elemento in più che riesce a ribaltare completamente le sorti dello scontro.
Confesso che su Eugene non nutro grandi speranze (spero che Rosita decida prima o poi di dedicarsi al suo caso) dato che anche in questa puntata l’unico gesto d’altruismo che compie lo fa unicamente per proprio interesse personale.
La puntata termina con una rivelazione sconcertante: uno dei personaggi storici della serie morirà.
Questa notizia è un grande schiaffo in faccia a tutti gli appassionati della serie a fumetti dato che discosta ulteriormente la serie tv da quella cartacea. Come se gli autori volessero rimarcare ulteriormente la differenza tra i due prodotti narrativi. Quanto questa morte cambierà lo scontro in atto e la storia di TWD non è dato saperlo.
Ancora una volta il mondo di The Walking Dead si mostra spietato e complicato, un mondo dove nessuno può sentirsi al sicuro e dove l’idea e l’aspirazione alla speranza cozzano inesorabilmente con una realtà troppo difficile da affrontare e capire. Un ambiente dove il pericolo maggiore non è rappresentato dai vaganti ma dagli esseri umani, dai loro istinti e dalle loro passioni.