Recensione The Walking Dead 8×04: Uno qualunque

La prima volta che ho visto Ezekiel, che l’ho sentito parlare con quella sua piuma tra i capelli, mi sono sentito preso in giro. Stavo guardando una serie post apocalittica con gli zombie e mi trovavo davanti un personaggio degno di Xena, la principessa guerriera. Per fortuna quando ho visto le reazioni che gli altri personaggi di The Wlaking Dead hanno avuto davanti al sovrano del Regno ho capito che si trattava di un’ingegnosa trovata narrativa. Una specie di innesto fantasy destinato col tempo, possiamo dire oggi, a sgretolarsi a contatto con la dura realtà di TWD.

Khary Payton as Ezekiel - The Walking Dead _ Season 7, Episode 2 - Photo Credit: Gene Page/AMC
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Re Ezekiel è sempre stato un personaggio sopra le righe, eccessivo, mistico. Nell’ottava stagione l’abbiamo visto convinto di poter vincere la guerra senza dover affrontare nessuna perdita.

A differenza degli altri leader della serie in lui vive forte la distinzione tra corpo fisico e corpo politico [1]. Mentre Rick sanguina, piange, si dispera, il corpo fisico di Ezekiel viene rimosso per dare spazio al corpo politico che sorridente si mostra nella sua interezza, forza e determinazione.

Un sorriso che è un atto di fede nei confronti del suo popolo e che è il prodotto della fiducia che il suo popolo ha per lui. Al centro di questo gioco di alchimie c’è Shiva, la tigre, lei corpo estraneo e magico consente di dare concretezza a questa illusione.  Il rapporto instaurato tra lui e i suoi sudditi è basato sulla dottrina dell’organicismo.

La società viene concepita come un organismo biologico, il sovrano è la testa e i sudditi sono il corpo.

Fare queste considerazioni, seppur molto semplificate, è fondamentale per capire pienamente questo episodio.

In questa puntata il corpo politico di Ezekiel viene fatto a pezzi, il legame con i suoi sudditi tradito e reciso, il corpo estraneo e mistico rimosso.

Khary Payton as Ezekiel - The Walking Dead _ Season 8, Episode 4 - Photo Credit: Gene Page/AMC
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Rimane un uomo, uno qualunque, come tanti altri, sanguinante, supplicante. Un uomo alla mercé del più miserrimo e anonimo degli sgherri di Negan.

Eppure, ciò nonostante continua a essere il sovrano del Regno e i suoi sudditi, a partire da Jerry, hanno fiducia in lui.

Vedremo se Jerry, Carol e gli abitanti del Regno rimasti riusciranno a dare fiducia al sovrano consentendogli di comandare in modo migliore e con maggiore concretezza.

Per il momento il re è fuori dalla scacchiera. Rimangono solo Rick e la vedova.

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Non posso chiudere questa recensione senza un riferimento alla scena d’azione che vede Rick e Daryl intenti nel recupero di alcune armi dei Salvatori. Una scena assurda, molto divertente che mi ha ricordato gli action movie degli anni 80 (Indiana Jones, James Bond, Rambo solo per citarne alcuni).

Spesso, specialmente noi fans, ci dimentichiamo che TWD non ha la finalità di raccontarci la realtà ma un mondo immaginario che, come nelle migliori opere di narrativa, ci possa far riflettere, divertire e intrattenere. Cerchiamo di essere un pò meno Annie Wilkes quando vediamo questa serie 😉

[1] Se vi interessa l’argomento vi suggerisco il libro di Federico Boni “Il corpo mediale del leader. Rituali del potere e sacralità del corpo nell’epoca della comunicazione globale”

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