In questa puntata oltre alla dose massiccia di azione, e di proiettili volanti, ci sono diversi momenti di introspezione e riflessione.
I protagonisti vengono chiamati a fare i conti con la propria coscienza che in The Walking Dead può essere interpretata da un compagno o da un avversario.
Mentre il confronto tra Jesus e Tara, per nulla scontato, scava tra le pieghe di questo conflitto e sulle sorti che questo potrà avere, quello tra Carol ed Ezekiel ci permette di conoscere meglio il sovrano de Il Regno. Ezekiel non manifesta nessun dubbio sullo scontro in atto e nonostante tutto continua a sorridere fiducioso. Un sorriso che è un atto di fede nei confronti del suo popolo e che è il prodotto della fiducia che il suo popolo ha per lui. Al centro di questo gioco di alchimie c’è Shiva, la tigre, lei corpo estraneo e magico consente di dare concretezza a questa illusione. Non a caso al fianco di questo personaggio “magico” è stata messa Carol, con la sua concretezza, i suoi dubbi e il suo grande coraggio.
Una guerra si vince sterminando i propri avversari o convertendoli? Ci si può fidare di un nemico che alza le mani e dice di arrendersi? La differenza tra noi (buoni) e loro (cattivi) in cosa consiste precisamente? Un uomo lotta con maggiore vigore per difendere delle armi o per proteggere una bambina di pochi mesi?
Tanti sono i dubbi che affliggono i nostri perché l’orrore della guerra non è rappresentato soltanto dalla paura di ciò che il nemico può fare a te e ai tuoi cari ma anche, e a volte sopratutto, da quello che puoi fare tu al tuo nemico per proteggere i tuoi cari.
La puntata si chiude con una seconda carrellata di primissimi piani. Sono i protagonisti di questa puntata, con le loro paure, i loro tormenti, i loro dubbi, la loro fragilità. Non a caso ognuno di loro potrebbe essere il dannato a cui fa riferimento il titolo originale.