Recensione Preacher 2×04 – Viktor

Ci eravamo salutati con una serie di punti oscuri e soprattutto con la curiosità di scoprire chi fosse questo misterioso Viktor che dava così insistentemente la caccia a Tulip. Ebbene, questa curiosità ha trovato soddisfazione (parziale) durante il quarto episodio, intitolato proprio Viktor, in cui si è scoperto che quest’ultimo, oltre ad essere il capo di un’organizzazione criminale dai tratti mafiosi, è, inoltre, il marito di Tulip! Ecco spiegata, dunque, la ragione del dietrofront di Tulip di fronte alla possibilità di sposare Jesse.

Ciò che rimane assolutamente nebuloso, però, è il motivo che ha spinto Tulip a sposare questo boss della malavita e soprattutto come e perché lei si sia decisa a scappare via dal marito e da quella vita.

La storia di Tulip e Viktor, però, è solo uno dei filoni narrativi che caratterizzano la puntata e il secondo vede Jesse e Cassidy ancora impegnati nelle loro ricerche, che vengono incentivate da un’imprevedibile scoperta. I due vengono a conoscenza, infatti, che il falso dio apparso nella chiesa di Jesse nella precedente stagione non è altri che un attore, tale Mark Harelik, residente a New Orleans. La scoperta porta i due a guardare un provino, in cui Mark ottiene la parte di Dio e viene ucciso per interpretare il ruolo direttamente dal paradiso.

Tutto sufficientemente assurdo? Assolutamente no, d’altronde stiamo vedendo Preacher e non uno show convenzionale. Alla serie di Goldberg, Rogen e Catlin, piace osare e farlo in modo irriverente e a volte anche spudorato e disinvolto, come accade durante l’episodio, quando viene introdotto il personaggio di “Hitler”, che si rivela essere uno dei compagni di inferno di Eugene. Forse la digressione sul peggior ricordo di Hitler è il peggior momento della puntata, con una narrazione troppo semplicistica degli eventi, volta a ridicolizzare l’immagine del dittatore. Chiaro l’intento degli sceneggiatori, ma forse non basta una risata per archiviare la violenza della seconda guerra mondiale. L’inferno della serie, tuttavia, è assolutamente una trovata geniale. Una sorta di carcere sovraffollato, con una sovrintendente rigida e temibile, che risulta essere un personaggio caricaturale assolutamente spassoso. Ma a proposito di aspetti divertenti, non possiamo non menzionare la scena della lotta all’ultimo sangue fra Jesse e uno degli scagnozzi di Viktor con in sottofondo “Uptown Girl” di Billy Elliot.

Insomma, tanti colori e tante atmosfere per una puntata che è stata persino delirante, ma lo è stata in modo ormai confortevole per i fan della serie, che si dimostra sempre più definita, sempre più chiara nei suoi contorni. Sono lontani i tempi in cui vi erano punti morti e la storia rischiava di ristagnare in una folle monotonia incomprensibile agli spettatori. E questo ultimo episodio trasmesso conferma Preacher come uno show unico che si può amare con convinzione o detestare per la sua comicità a volte demenziale, frutto di una regia spesso troppo esuberante.

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