Recensione Penny Dreaful – Finale di Stagione 3×08 e 3×09

Eccoci arrivati all’ultima recensione di questa stagione e purtroppo anche di tutta la serie.

13514289_10210387761838158_894014666_nRECENSIONE a cura di Jake

 “THE END”, semplice, diretto, inequivocabile: è finita. So che la maggior parte di voi non volevano crederci quando hanno visto apparire quella semplice scritta, bianca in campo nero, realizzata nel più sobrio dei font disponibili. Posso immaginare che abbiate provato delusione per la conclusione della storia, rammarico per il mancato rinnovo, tristezza per la sorte dei personaggi. Sono tutte cose che, a caldo, ho pensato anch’io; ma il mio compito è fare una recensione e cerco di svolgerlo a mente fredda. Oggi, quindi, uscirò dal mio modello di “riassunto commentato” e farò qualcosa di un po’ diverso; dopotutto è l’ultima anche per me. Vi esporrò una serie di motivi per cui, ragionandoci a mente fredda, il finale di Penny Dreadful si dimostra all’altezza della serie.

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Innanzitutto chi si aspettava l’happy ending è pregato di prendere il telecomando e di cambiare canale. Considerate singolarmente i nostri protagonisti e noterete che nessuno di loro è un eroe in senso comune. Tutti hanno compiuto azioni imperdonabili e in loro alberga un lato oscuro predominante. Una storia senza eroi, una storia di creature dannate, che finisce con “e vissero per sempre felici e contenti”, non solo sarebbe stata una forzatura, ma avrebbe snaturato il senso stesso della narrazione. Certo, parlando di Ethan e Vanessa (e immaginandosi Josh ed Eva) si è tentati di sperare in un finale lieto; ma prendete Calibano, guardatevi dentro e poi alzi la mano chi credeva che la sua storia potesse avere un lieto fine. Eppure Clare non è più mostro degli altri, se non nell’aspetto; e l’impossibilità di condurre una vita normale, in lui così lampante, è condivisa, in realtà, da tutti.

Fatta questa premessa veniamo ai dettagli, a quelle piccole cose che rendono queste ultime due puntate meno amare di quanto possano apparire in un primo momento.
Partiamo da Lily. A livello recitativo, Billie Piper è cresciuta tantissimo nel corso della terza stagione, elevando ad un ruolo di primissimo piano un personaggio che sembrava destinato a fare da spalla, a rotazione, un po’ a tutti i protagonisti, senza mai emergere individualmente. Lily racconta Brona a Victor, gli racconta del suo dramma, del suo fallimento come madre, in uno dei monologhi più belli dell’intera serie. lilyLo saluta con un bacio, privo di passione, ma colmo di affetto ed empatia; lo stesso bacio con cui saluterà anche Dorian. Alla sua potenza espressiva entrambi gli uomini soccombono, arrivando a rivelare la loro natura più vera. Pronosticabile quella di Frankenstein, che non riesce ad immolare la propria profonda sensibilità alla scienza. Sorprendente quella di Grey che, senza abbandonare i suoi soliti toni di superiorità e di scherno, arriva ad esprimere un’essenza totalmente nuova per il personaggio di Oscar Wilde. La frase “I will always be here”, rivolta più a sé stesso che a Lily, racchiude un senso di stanchezza e rassegnazione che ci spinge a commiserarlo. Per la prima volta siamo spinti a provare un senso di empatia anche nei suoi confronti.
Un altro aspetto positivo, meno psicologico e più pratico, riguarda l’architettura della trama. In particolare della parte di essa riguardante Ethan e il suo passato.

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Magari non tutti l’avevano ammesso, ma sono convinto che molti si fossero interrogati sulla solidità del binomio “licantropo-far west”, che si fossero sollevati molti dubbi sulla possibilità di ricollegare le due cose in modo efficace e non troppo forzato. Ebbene la mia opinione è che, alla fine, ci siano riusciti. All’improvviso si solleva il velo del dubbio sulla figura di Kaetenay, il timore che fosse un personaggio male abbozzato, poco collegato al resto del gruppo, e il suo ruolo diventa chiaro e ben definito. Una prova di bravura da parte di John Logan.
Molto ben fatta è la scena dell’ipnosi della Dottoressa Seward su Renfield e della loro passeggiata mano nella mano nella nebbia, alla ricerca di Dracula. Bellissimo è l’abbraccio silenzioso tra Victor e Ethan, così reale, senza l’artificio di parole di circostanza che in una situazione analoga nessuno riuscirebbe a pronunciare. Geniale la trovata di trasformare Jekyll in Hyde senza bisogno di pozioni, di far nascere un mostro dall’aspetto umano, corrotto dal potere e dal rancore, non da qualche maledizione.
Ci sono, di certo, anche cose meno riuscite. 13510695_10210387764838233_1026211934_nL’ultima bacio di Ethan e Vanessa e la morte di lei si svolgono in fretta, in uno scenario tutto sommato anonimo e privo della carica emotiva che sarebbe stato lecito aspettarsi dal momento clou di tutta la serie; con un Eva Green nei panni della Madre del Male resa, onestamente, un po’ ridicola da un trucco discutibile. I combattimenti tra i protagonisti e i vampiri rivelano come il regista si trovi più a suo agio coi monologhi e la poesia che con l’azione. Dracula non dà gran prova di sé sprecando, forse, il potenziale di attore e personaggio…Insomma, di certo non siamo di fronte ad un epilogo perfetto; ma il finale di una serie deve far parlare di sé, lasciare negli spettatori l’eco della storia per più tempo possibile e io, personalmente, credo che questo obiettivo sia stato raggiunto.

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Clare che s’inginocchia alla tomba di Vanessa, recitando “Ode all’Immortalità” di Wordsworth, è una sequenza emblematica della serie, dei suoi contenuti e della sua qualità. E’ il ricordo che voglio avere di Penny Dreadful.

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