Ma andiamo con calma e parliamo di ciò che ci ha più convinti. Se nella scorsa stagione, il finale della serie era stato appannato dai dubbi sulla credibilità del comportamento di Denver, questa volta la risoluzione delle trame è stata meno controversa. Anche se, pure in quest’annata, potremmo fare qualche obiezione sulla semplicità con cui Tegan sia passata dalla parte di Annalise e si sia rivelato elemento determinante per la buona conclusione dei rischi e delle minacce che gravavano su Annalise e i suoi Keating Four.
Allo stesso tempo, ci ha colpito in positivo l’evoluzione del personaggio di Michaela, che, in contrapposizione con una Annalise in via di “guarigione” dal suo oscuro passato, si staglia come personaggio freddo, macchinatore, ambizioso e determinato. Il suo percorso e gli sviluppi nella sua storia con Asher sono tra le cose che più ci incuriosiscono della prossima stagione.
E, altra cosa sicuramente degna di nota, è quanto accaduto alla madre di Laurel, la quale è scomparsa, sebbene la regia ci abbia dato non pochi indizi su come le cose siano potute andare. E sembrerebbe che questo mistero sarà il punto di partenza per la prossima stagione.
A livello registico, ci ha molto convinto il montaggio, l’utilizzo del monologo finale di Annalise per dare una nuova luce positiva ai protagonisti, in contrapposizione con quello che può aver eventualmente fatto Laurel alla madre.
Ci ha convinto meno, invece, l’apparizione di un nuovo personaggio, tale Gabriel Maddox, che, per la sorpresa di tutti i murderiani, potrebbe essere il figlio di Annalise, sopravvissuto e segretamente strappato alle cure proprio di Annalise e del marito. Una svolta che potrebbe sembrare troppo da telenovelas e poco adatta a una serie thriller, che deve maneggiare con cautela queste svolte narrative troppo forzate.
Ma, nonostante questi dubbi, possiamo dire sicuramente che How to Get Away with Murder ci ha coinvolto, divertito e sedotto anche in questa stagione e che non vediamo l’ora che ricominci.