Penny Dreadful – Non siamo poi così lontani da Vanessa Ives

In collaborazione con hallofseries.com 

Sarebbe come urlare e non riuscire a sentirsi mai

Come se all’improvviso il nostro mondo interiore implodesse e fossimo costretti a portare dentro tutti i ricordi, tutto il marcio ed il sano semplicemente avendoli dentro, a portata di mano. Nessun barattolo per le emozioni negative, nessuna bacinella per quelle positive, niente che possa separarle, solo il vuoto, immediatamente riempito da tutto quello che siamo, all’improvviso.

Siamo tutto quello che siamo stati, siamo quello che sogniamo di essere e quello che possiamo essere, tutto in un istante, grazie a quell’inevitabile esplosione interna che fa rumore, ma solo dentro di noi, non fuori, non davanti agli altri, è nostra ed è nostro il compito di rimettere tutto in ordine, per sopravvivere, per cercare una normalità che non è mai stata desiderata e che in questo istante sembra essere l’unica soluzione.

Ma un’altra via d’uscita c’è, una direzione nascosta alla nostra consapevolezza cosciente, una direzione illegale che non farà altro che alimentare questo processo, che aggiungerà male al male, odio all’odio, e che ci trasformerà, piano, in qualcuno che non avremmo mai scelto di essere, in qualcosa che ci allontanerà da quello che eravamo.

Siamo tentati di scegliere l’ordine, la normalità

Eppure scegliamo di essere Vanessa Ives

Eppure siamo Vanessa Ives

Adesso è molto più semplice immaginare questa implosione continua, che senza sosta ci ricorda quanto possiamo essere fragili, indefinibili e distruttibili. E nello stesso tempo ci porta ad essere la persona che dobbiamo essere, quanto possiamo resistere al passato, a noi stessi.

Quell’implosione è la dimensione che fa di noi delle creature in grado di avvicinarsi a Vanessa Ives.
Tutto. In misura minore, microscopica, ci rende quello che lei è.

Vanessa Ives è indefinibile. Non è una persona, una creatura, è una dimensione. Ma chi può dirlo con certezza? Rappresenta quella stessa implosione, è la rappresentazione enorme e immaginifica del caos contenuto in una figura di sembianze umane. È il centro di ogni cosa, il Sole che dà vita al sistema solare. Ed è il mondo che dà vita alla sua persona.

Sarebbe come urlare e non sentirsi mai.

Quel grido sommesso che vediamo in ogni sua posa, che riusciamo a sentire nel sottofondo di ogni sua affermazione. È sempre lì, a darle sostegno e spingerla giù.

Nell’oblio non si fanno sconti, non ci sono regole e non ci sarà mai un ordine. Lei è la prima a distruggere tutto quello in cui crede e che le ha sempre dato forza. Appena si allontana dalla sua fede, il mondo intorno a lei comincia a sgretolarsi e cadere. Non ci sono più ancore né appigli, c’è solo un unico sentimento che potrebbe salvarla, ma neanche l’amore può nulla contro un universo interiore che non si adegua a nessuna zona del mondo esterno.

Vanessa è concreta, è vera. Sembra venirci incontro e svelarci segreti mai scanditi e mai contemplati, ma improvvisamente svanisce lasciandoci dubbiosi sulla sua natura.

È un distacco, una deviazione dalla retta originale dell’esistenza. È una poetica disconnessione che grazie alla sua sola presenza collega il mondo dei vivi con quello dei morti. Due realtà che hanno in comune lei, il suo caos ed il suo passato.

La sua distruzione interna diventa oggetto di indagine principale solo in un secondo momento, quando comincia a crearsi la consapevolezza che tutto ciò che accade è inevitabilmente opera di Vanessa Ives e della sua capacità di vedere.

Vedere oltre qualsiasi velo, oltre qualsiasi parete, solo per arrivare a scoprire ogni volta una parte di se stessa, come se parete dopo parete si costruisse un immenso specchio che riflette tutto ciò che lei è, quello che porta dentro e quello che la trafigge dall’esterno.

Un ritratto molto più cupo, inquietante e terrificante di quello di Dorian Gray. Porta con sé una battaglia persa in partenza che lei continua a voler intraprendere, lottando contro demoni e maledizioni, trovando ad ogni fine il suo inizio e la sua rinascita.

Alimenta se stessa attraverso la distruzione, ma non c’è alcuna vittoria, solo una grande spirale che la accompagna verso il basso, che la illude, la seduce con immagini di luce e felicità.

È così difficile allora distinguere quale sia il contenitore e quale sia la vera realtà. Cos’è interno, cosa invece esterno?

Probabilmente basterebbe solo vedere le cose da un’altra prospettiva. E probabilmente è quello che Vanessa Ives ha cercato di fare in tutta la sua esistenza. Cercare quell’unica prospettiva da cui vedere le cose in maniera giusta.

Non possiamo neanche essere sicuri che l’abbia trovata nella sua fine, ma vogliamo crederci e vogliamo sperare di aver vissuto le sue stesse sofferenze per permetterle di trovare la sua pace e la sua calma, o semplicemente un caos in cui poter essere in pace.

Lo stesso caos in cui viviamo anche noi, che ormai è diventato la nostra calma, nell’attesa di un’altra implosione che distruggerà ogni cosa per permetterci di rinascere, così come ha sempre fatto lei.

E forse è sempre stato questo il suo obiettivo finale: avere una fine per rinascere in noi, come una delle nostre dimensioni. Quella più oscura.

Ed al suo interno è proprio così.
È come urlare e non sentirsi mai…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.