In un panorama tanto variegato e composito non si può non apprezzare un prodotto come Feud, che, invece, per tanti versi si mantiene fermo e fedele a quelli che sono sempre stati i canoni della narrazione televisiva. Con ciò non si vuole criticare la tradizionalità del programma o addirittura criticarne la scarsa originalità. Infatti il debutto di Feud è uno dei debutti meglio riusciti degli ultimi tempi e la realizzazione dello show rasenta la perfezione. Fatichiamo a trovare qualcosa che non sia stato all’altezza delle aspettative.
La serie antologica dedicata a Joan Crawford e Bette Davis ha stupito con una narrazione curata, dettagliata e attenta ad una indagine psicologica di due personaggi che hanno fatto la storia del cinema e che sono poco conosciuti, o addirittura ignoti, ai più giovani. Ciononostante, Feud riesce ad essere un prodotto per tutte le età, con una linea narrativa ben comprensibile e soprattutto grazie ad una recitazione che esplicita ogni contenuto, ogni emozione, ogni sottotesto di questi due personaggi.
Jessica Lange e Susan Sarandon sono state eccellenti nella première di Feud, portando sulla scena due personaggi così vividi da stupirci. Il pubblico è riuscito a comprendere di che pasta sono fatte le magnifiche leggende di Hollywood interpretate dalle due con una immediatezza che ha creato subito connessione col pubblico.
Murphy ha davvero colto nel segno. Non ha strafatto, come hanno provato a fare tanti altri suoi colleghi. Ha mantenuto un’impostazione chiara, concentrandosi sullo studio della personalità e della storia dei soggetti, e affidandosi alla grandiosità di un cast stellare per gli standard televisivi (Stanley Tucci, Catherine Zeta Jones e Alfred Molina sono delle co-star di eccellenza per lo show). E lo show è filato via liscio. I cinquantacinque minuti sono corsi via leggeri ma allo stesso tempo pregni di storie, di significati, e di momenti epici, regalati dalle due protagoniste che hanno fatto capire di poter essere iconiche quanto lo erano le attrici che interpretano nella finzione dello show. Feud ha sfoggiato grande dinamismo nella narrazione e ha accattivato con una regia accurata (e a tal proposito trovo brillante l’espediente di utilizzare il bianco e nero per le immagini girate della pellicola).
È stato un debutto che ha davvero sorpreso e stupito per l’eleganza con cui si è riusciti a gestire un soggetto brillante e un cast straordinario, regalando un prodotto incredibilmente accurato che ha stuzzicato la curiosità di ogni spettatore e ci ha permesso di tuffarci in un affascinante passato in cui il cinema era dominato da “dee” (godesses è una parola ricorrente ed esemplificativa).
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