Il Cinema di Michael Bay.

Senza esporre numerose informazioni sulla biografia di Michael Bay, ci limitiamo a dire che il regista statunitense è nato a Los Angeles nel 1965 e la sua carriera proviene da spot pubblicitari e videoclip musicali. La sua filmografia contiene 13 pellicole in cui si possono identificare generi filmici come il film storico (“Pearl Harbor”, “13 Hours: The Secret Soldiers of Benghazi”), il fanta-thriller come (“The Island”) e il film puramente     d’azione che comprende il resto dei suoi lavori.

Ampiamente distrutto dalla critica, il cinema di Michael Bay riesce comunque a ottenere numerosi incassi al botteghino, a causa di vari fattori; prima di analizzare le motivazioni per cui le pellicole del regista sono così magnetiche, verso un tipo di pubblico, concentriamoci sulle critiche degli esperti. Il cinema ha raggiunto nel corso della sua evoluzione un linguaggio stratificato di regole, le quali servono a determinare non la solo la riuscita di una pellicola, ma anche a separare un prodotto audiovisivo mediocre oggettivamente a causa di errori grossolani, di parametri come regia, montaggio, fotografia e sceneggiatura. La prima critica che è mossa a Michael Bay consiste nella povertà dell’immagine, cosa significa? La composizione dell’immagine è di assoluta importanza ma non essenziale per la riuscita di un prodotto audiovisivo; malgrado ciò Bay non si cura di quest’aspetto registico ottenendo dalle sue pellicole sequenze composte da scene prive di interesse; anche i movimenti di macchina il più delle volte sono confusionari, privi di un valore che possa risaltare il lato artistico dell’opera.

La seconda critica è indirizzata al montaggio, dove Bay ci ha abituato a “stacchi” che non permettono l’attenzione dello spettatore verso un’inquadratura; mentre la fotografia incornicia la messa in scena con una patinatura fastidiosa, vuota e davvero inutile. La sceneggiatura dei prodotti audiovisivi del regista presenta sempre cliché, a volte anche numerosi buchi di sceneggiatura come nel caso della saga cinematografica dei Transformers; perciò malgrado i gusti personali che non dovrebbero mai essere criticati, il cinema di Michael Bay presenta importanti mancanze oggettive e indiscutibili sotto il profilo della messa in scena, mentre la sceneggiatura potrà pure piacere, ma sono anch’esse pregne di mediocrità. Ritornando alle motivazioni del successo commerciale, perché piace tanto? Semplicemente perché il suo cinema non si prende sul serio, conosce benissimo il suo pubblico, il quale vuole godersi un “Popcorn Movie” senza pensare e pretendere una trama ben articolata.

Anche il cineasta è conscio delle sue enormi lacune ma non gli interessa minimamente il valore artistico di un’opera cinematografica, pensando esclusivamente ad appagare i fan e ad aggiudicarsi un ottimo risultato al botteghino e bisogna ammettere che di solito riesce nel suo intento. Bay oltre ad essere regista, conduce anche una professione da produttore, il quale anche in questa veste s’interessa di pellicole mediocri o pessime, con qualche eccezione come la trilogia della notte del giudizio. Il cinema di Michael Bay in conclusione affronta la settima arte con lo scopo primario e unico di ottenere un successo commerciale degno di nota, senza impegnarsi con serietà verso l’arte cinematografica. Spero vi sia piaciuta questa breve analisi oggettiva su uno dei registi più discussi del panorama americano contemporaneo.

 

 

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